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La violenza sul luogo di lavoro è sempre più diffusa in sanità: nell’ultimo anno l’11 per cento degli operatori sanitari ha subìto violenze fisiche e il 40 aggressioni verbali. Il risultato? La maggioranza dei lavoratori riferisce di sentirsi “insicura”. A indagare questo fenomeno è la ricerca “Violenza e insicurezza in un grande ospedale italiano: esperienza e percezioni dei lavoratori”, realizzata da un pool di esperti dell’Ospedale San Paolo e dell’Università Bicocca di Milano e dell’Università di Regensburg (Germania), appena pubblicata sul bimestrale “La Medicina del Lavoro”. Obiettivo dello studio è appurarne la frequenza ed esplorare le conseguenze sulle vittime, analizzando quindi l’insicurezza percepita dal lavoratore rispetto alla propria incolumità personale. Alla ricerca hanno partecipato, mediante questionario, 903 operatori sanitari (in maggioranza donne) dell’Ospedale San Paolo di Milano.
Oltre 500 intervistati (pari al 59,1 per cento) hanno segnalato di aver subìto episodi di violenza nella propria vita lavorativa. Se analizziamo soltanto gli ultimi 12 mesi, a subire violenze fisiche è stato l’11,5 per cento degli intervistati, il 40,2 è stato vittima di aggressioni verbali e ben il 65,9 ha assistito a maltrattamenti a danni di altri. Il fenomeno è quindi molto diffuso, e nella stessa ricerca si legge che è sotto-stimato. Ma quali sono le conseguenze? Le più comuni sono paura, rabbia, frustrazione e ansia; va segnalato, inoltre, che il 22,4 per cento delle vittime di violenze fisiche ha iniziato a portare dispositivi di autodifesa durante il lavoro (ad esempio, bombolette di spray al pepe).
La maggior parte degli autori sono pazienti (75 per cento di aggressioni verbali e 58 di fisiche) o visitatori, in una minoranza di casi (dal 2 all’8,5 per cento) sono colleghi di lavoro. In linea generale, la violenza si scatena con più frequenza verso dottori, infermieri e ausiliari, chi svolge turni di notte o è impegnato nei giorni festivi (questo “potrebbe essere correlato a riduzioni del personale durante tali periodi”), chi lavora al pronto soccorso e al dipartimento di psichiatria (reparti in cui certe situazioni sono addirittura “considerate come parte del lavoro”; si segnala soprattutto il pronto soccorso, per le caratteristiche particolari dei pazienti, l'alto numero di ricoveri, la mancanza di personale e la costanza di situazioni stressive),. Tutto questo comporta una diffusa percezione di insicurezza: a sentirsi così è il 51,9 per cento del campione.
Le politiche di sicurezza adottate dall’ospedale sicuramente non aiutano a migliorare questa sensazione, visto che sono giudicate “del tutto inefficaci” dal 51 per cento degli intervistati. Tre lavoratori su quattro, inoltre, considerano “insufficiente” la frequenza delle ispezioni del personale di sicurezza. Molto utile, invece, è avvertita la formazione: il 76,2 per cento di chi ha frequentato corsi specifici sul tema ora si sente al sicuro (con quote molte alte di frequenza e di conseguente sensazione di sicurezza tra chi lavora in unità psichiatriche).