(Adnkronos Salute) - Confermata, almeno sulla carta, la rivoluzione della medicina del territorio. Il decreto sanità che oggi pomeriggio verrà esaminato dal Consiglio dei ministri contiene al suo interno una serie di norme che dovrebbero riformare l'assistenza territoriale e il rapporto tra i cittadini e i camici bianchi a loro più vicini, i medici di famiglia. Ma solo sulla carta. La creazione di maxi-ambulatori sempre aperti dove trovare il medico di famiglia, l'infermiere, il pediatra, lo specialista, sarà infatti condizionata dalle risorse che le Regioni avranno a disposizione per realizzare queste strutture: "nei limiti delle disponibilità finanziarie erogate dal Servizio sanitario nazionale", stabilisce chiaramente il decreto.

L'obiettivo è quello di "garantire l'attività assistenziale per l'intero arco della giornata e per tutti i giorni della settimana, adottando forme organizzative monoprofesionali e multi professionali", che eroghino "prestazioni assistenziali tramite il coordinamento e l'integrazione dei professionisti delle cure primarie e del sociale". E se per i camici bianchi con il rinnovo della prossima convenzione scatterà l'obbligo di aggregarsi in squadre, per le Regioni questa riforma potrà passare dalla teoria alla pratica "nei limiti delle disponibilità".

Il decreto Balduzzi affronta anche la riforma dell'intramoenia. Quella allargata - che permette al camice bianco ospedaliero di effettuare visite e prestazioni anche al di fuori dell'ospedale - sarà totalmente rivoluzionata e sarà possibile solo in studi con collegamenti telematici e controllo da parte dell'azienda di prestazioni e tariffe. Rispetto alla prima bozza circolata, viene eliminato il tariffario minimo e massimo delle prestazioni, in favore di un tariffario unico. Con l'approvazione delle nuove disposizioni non sarà più possibile pagare le prestazioni in intramoenia in contanti. Il pagamento dovrà essere sempre tracciabile.

In materia di sanità, il decreto stabilisce inoltre che le Regioni possono attuare "processi di mobilità del personale delle aziende sanitarie con ricollocazione del medesimo presso altre aziende sanitarie della Regione, situate al di fuori dell'ambito provinciale". Il tutto, "previo accertamento delle situazioni di eccedenza". Una norma che ha già sollevato le proteste dei sindacati di categoria.

Novità anche in tema di nomine dirigenziali. "La Regione - si legge nel decreto - provvede alla nomina dei direttori generali delle aziende e degli enti del Servizio sanitario regionale attingendo obbligatoriamente all'elenco regionale di idonei, costituiti previo avviso pubblico e selezione effettuata da parte di una commissione di esperti indicata da qualificate istituzioni scientifiche indipendenti". Per partecipare alla selezione servono determinati requisiti: laurea magistrale; adeguata esperienza dirigenziale, almeno quinquennale nel campo delle strutture sanitarie o settennale negli altri settori. L'età del candidato non potrà superare i 65 anni.

Il decreto affronta anche la questione dell'aggiornamento dei Lea (Livelli essenziali di assistenza) per le malattie croniche, le patologie rare e la ludopatia. Ovviamente si stabilisce che "i nuovi Lea dovranno essere individuati nel rispetto degli equilibri programmati di finanza pubblica".