Nel suo primo giorno di ministero Paolo Romani, nuovo responsabile del dicastero dello Sviluppo Economico, deve incassare numerose critiche che gli arrivano dall'opposizione e non solo. Per Vincenzo Vita (Pd), componente della commissione di Vigilanza Rai, "la scelta di Romani, uno dei padri della legge Gasparri, rappresenta una volta di più il trionfo del conflitto di interessi del presidente del Consiglio".

"Romani è senz'altro un esperto di politiche della comunicazione
, essendo stato editore, dirigente di Mediaset, poi uno dei principali autori della sciagurata legge Gasparri - gli fa eco Anna Finocchiaro, presidente dei senatori Pd - Non credo, invece, si intenda molto di vertenze aziendali e di crisi d'impresa, ed quindi improbabile che riesca a riparare i danni di cinque mesi di sostanziale assenza del governo nel periodo pi acuto della crisi economica. In compenso - aggiunge Finocchiaro - la sua nomina rappresenta, anche simbolicamente, l'apice del conflitto di interessi proprio mentre sta per cominciare l`autunno del patriarca", conclude Finocchiaro.

Sulla stessa linea anche Gennaro Migliore
, di Sinistra Ecologia e Libertà. "La scelta di Romani a ministro dello sviluppo economico è la definitiva ammissione che l'unico interesse del premier è la tutela del suo patrimonio personale. E' una scelta allarmante per l'intero Paese, in particolare per chi produce. Si può ben dire che la toppa è peggiore del buco a cui Berlusconi ci aveva abituato negli ultimi 5 mesi".

Infine anche un'associazione di consumatori
, il Codacons, critica duramente la scelta di Romani che rappresenta la "continuità" nella politica "antiliberista" del ministero. Per il Codacons era necessaria, invece, "una figura vicina ai problemi dei consumatori, che tra i petrolieri o gli automobilisti scegliesse di difendere questi ultimi, insomma una personalità capace, nell'interesse generale, di andare anche contro gli interessi delle potenti lobby che dirigono questo Paese: banche, assicurazione, compagnie telefoniche, petrolieri".