“Un ennesimo cambiamento, il quarto in quattro anni, che rischia seriamente di mettere il settore in ginocchio”. E' il commento della Cgil al taglio di 3 miliardi l'anno agli incentivi per le rinnovabili, come previsto dai decreti interministeriali, firmati ieri sera dai ministri Passera, Catania e Clini.

Il sindacato, attraverso il responsabile nazionale energia, Antonio Filippi, sottolinea come “la precedente normativa prevedeva invece un incremento di 6 miliardi all'anno, adesso il taglio maggiore viene applicato al solare fotovoltaico, con un meno 35%, e in misura minore alle altre fonti rinnovabili per un meno 15%. Inoltre, prevedere che anche piccoli impianti (12kw) debbano obbligatoriamente iscriversi al registro è un appesantimento burocratico che va in forte contraddizione con la volontà dichiarata dal governo di semplificare l'economia”.

La Cgil, ricorda il sindacalista, “ha sempre dichiarato la disponibilità a prevedere incentivi a scalare nel tempo, per equilibrare il mercato rispetto all'abbassamento dei costi fino alla 'grid parity' e cercare di evitare le speculazioni economiche. Ma intervenire costantemente sul fragile sistema senza mai rispettare gli impegni precedenti, può far saltare veramente le prospettive di sviluppo e di crescita dell'unico settore industriale che aumenta l'occupazione”. Filippi afferma, inoltre, che “ancora una volta il modello decisionista del governo ha escluso qualsiasi confronto preventivo con tutti gli attori del comparto. L'Italia ha bisogno di vera programmazione anche sul fronte dell'energia. Non è più rinviabile un serio confronto con tutte le parti sociali e datoriali per individuare le basi di un nuovo piano energetico nazionale che ridisegni il futuro sviluppo economico ed occupazionale del nostro paese”.