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Anche Rimini vive, nel corso della crisi, la double dip recession, o andamento a “W” dell’economia, con i picchi negativi più intensi nel 2009 e nel 2012, mostrando però una fragilità di sistema più evidente rispetto al contesto regionale dove a periodi di flessione del valore aggiunto corrispondono più rapide reazioni degli indicatori (Figura 1). Il 2014 e 2015 registrano, dopo un 2013 negativo, segnali prima di tenuta (-0,1%, 2014) e poi di ripresa (+0,5%). A sospingere il sistema economico continua ad essere il settore del turismo, confermando l’univocità dei fattori di sviluppo del territorio: nel 2014 il turismo continua a registrare un aumento degli arrivi (+1,8%), soprattutto italiani, ma vede una flessione dei pernottamenti (-2,6%).
Figura 1 (clicca sull'immagine per ingrandire) – Valore aggiunto a Rimini ed Emilia-Romagna, variazioni % anno (prezzi base (valori concatenati, anno 2005).
(Fonte: Unioncamere Emilia-Romagna – Prometeia, Scenario economico novembre 2014)
Il settore manifatturiero si muove in uno scenario di incertezza anche per i primi 9 mesi del 2014 rendendo difficile qualsiasi slancio previsionale. Sebbene gli indicatori mostrino una leggera flessione, il settore delle costruzioni continua a segnare variazioni negative dal 2008. Allo stesso modo le vendite al dettaglio mostrano una decelerazione della fase negativa ma oltre la metà delle imprese continua a registrare variazioni negative degli indicatori economici anche nel 2014: i movimenti in termini di demografia delle imprese indicano più una ristrutturazione che una espansione del settore.
Sebbene le imprese esportatrici godano di un posizionamento strategico di vantaggio, l’export a Rimini rimane piuttosto contenuto. In termini di valori esportati, Rimini pesa per il 3,4% sulla dimensione regionale e 5,8% sulla totalità delle imprese esportatrici in Emilia-Romagna, ovvero 1.493 imprese su oltre 25 mila a livello regionale (2013). Se il dato di stock precisa la dimensione dell’export a Rimini, la lettura in dinamica ne evidenzia il trend. Nel 2014 l’export segna un +2,4% continuando però a segnare performance al di sotto dei valori medi regionali (4,3%) mostrando una maggiore difficoltà degli attori locali ad agire in una logica di sistema per favorire i processi di internazionalizzazione.
Il mercato del lavoro
La flessione occupazionale del 2013 sembra arrestarsi nel 2014 per una ripresa della partecipazione femminile al lavoro: la quota di scoraggiati lievitata nel 2013 sembra dunque contrarsi, almeno per la componente femminile. Il mercato del lavoro riminese è entrato in una fase di job shedding, ovvero di “sfrondamento” anche delle figure più strutturate del mercato del lavoro. Il dato sembra confermato da un continuo aumento della cassa integrazione straordinaria anche nei primi due mesi del 2015 (2,5 volte superiore ai primi due mesi del 2014) ed una domanda di lavoro più dinamica per gli over 45 anni, profili solitamente già pienamente inseriti nel mercato del lavoro.
In generale a Rimini si continua a registrare uno dei tassi di disoccupazione più alti dell’Emilia-Romagna (11,1% secondo solo a Ferrara). La disoccupazione appare più problematica sia per i giovanissimi (15-24) dove gli indicatori si allineano a quelli dell’Emilia-Romagna (30% su 33%, 2013) sia per i giovani adulti (25-34) con indicatori doppi rispetto alla regione (15,6% a fronte dell’8,7%, 2013). Se insieme a chi è in cerca di occupazione si contassero anche i cassaintegrati e gli scoraggiati, ovvero profili che escono dal calcolo della disoccupazione solo per uno stretto vincolo statistico, si arriverebbe nel 2013 ad un tasso di sottoutilizzo pari al 16,9% (12% in Emilia-Romagna).
Nell’intento di proseguire nell’elaborazione di indicatori alternativi a quelli tradizionali, l’Ires Emilia-Romagna ha calcolato il numero di “occupati trattenuti”, ovvero quegli occupati che continuano ad essere occupati grazie a pratiche di contrattazione difensiva e ad un utilizzo disinvolto del lavoro parziale (anche nel 2013 il part time cresce del 4,8% a fronte di una generale contrazione del 4% del lavoro subordinato): 8.400 nel 2013 e 10.100 nel 2014. Se non ci fosse l’ “attrito” del diritto del lavoro e senza alcun intervento di rimodulazione dell’orario di lavoro, si avrebbero quindi nel 2014 10.100 occupati in meno, portando il tasso di disoccupazione convenzionale al 17,7%. Se da una parte quindi gli interventi volti a trattenere l’occupazione hanno impedito una lievitazione del tasso di disoccupazione, dall’altro hanno rallentato il ricambio nello stato di disoccupazione innalzando il tasso di disoccupazione di equilibrio: anche nel caso di una ripresa della domanda di lavoro, il tasso di disoccupazione non si riallineerebbe ai valori pre-crisi (isteresi).
Anche al III trimestre 2014 la domanda di lavoro non lascia intendere alcun segnale incoraggiante, confermando il trend del 2013: incremento del tempo determinato (dal 64% del 2008 al 79% del I 2014 del volume totale di avviamenti), contrazione del tempo indeterminato (da 11% del 2008 al 4,2% del I 2014) e accelerazione del processo di polarizzazione professionale verso il basso. Sempre al III trimestre 2014, le persone in stato di disoccupazione (DID) mostrano una flessione del 13,8% rispetto al picco del 2013 (29.964 DID aperte): visto che lo stato di disoccupazione si mantiene se non si superano gli 8 mila euro di reddito da lavoro o se non si è assunti con un contratto per più di 6 mesi, è possibile che la flessione sia dovuta ad un aumento del lavoro povero o frammentato. La crisi ha quindi esasperato le disuguaglianze strutturali retributive del territorio di Rimini: se nel 2009 la retribuzione media nel lavoro dipendente è inferiore del 30% a quella regionale, nel 2013 il differenziale si alza al 32%.
Piano del lavoro
Nel corso del 2013, l’Ires Emilia-Romagna ha monitorato 15 progetti di investimento che attraverseranno nei prossimi 5 anni il territorio riminese (Distretto della Costa, aeroporto, Trasporto Rapido Costiero, Parco Mare ecc…): un totale di 1.122 milioni di euro che genereranno 1.186 milioni di euro di produzione. Il totale degli investimenti, se portati a termine nella loro completezza, produrranno 4.229 posti di lavoro, che rappresentano solo il 45% del fabbisogno occupazionale (9.580 posti di lavoro), ovvero la quantità di lavoro da generare per recuperare il tasso di occupazione del periodo pre-crisi (2007).
Demografia
Le traiettorie compiute dal sistema economico riminese e le relative dinamiche del mercato del lavoro, come si sono tradotte sulla struttura demografica della provincia di Rimini? Per la prima volta la provincia di Rimini vive una inversione di tendenza del trend demografico: pur se di lieve entità (-298 unità, pari a -0,1% tendenziale), la popolazione residente ha subito un brusco arresto dopo anni di continua crescita. La flessione demografica è spiegata da una contrazione sia del saldo migratorio estero (da e verso un comune straniero – da 1.248 nel 2012 a 890 nel 2013) sia del saldo migratorio interno (da e verso un altro comune italiano – da 1.645 a 1.199). Letto in altro modo, cresce il numero di persone che abbandonano la provincia di Rimini per andare all’estero mentre diminuisce chi si trasferisce a Rimini da un altro comune italiano.
Testo integrale del rapporto
* Ricercatore Ires Emilia-Romagna