“Intollerabile il modo estemporaneo con cui da anni i dirigenti di Ama e la politica cittadina lanciano proposte e analisi sulla pelle dei lavoratori. Intollerabile perché sostenuto da pochi risultati e proposte fragili. Sostenere che a Roma basterebbero la metà dei dipendenti, come fa ora l’amminitratore delegato Lorenzo Bagnacani, peraltro smentisce quanto sostenuto durante il confronto del 7 giugno, in occasione del secondo sopralluogo al Tmb Salario. L’assessora all’Ambiente, Pinuccia Montanari, e il presidente della commissione Ambiente, Daniele Diaco, affermarono l’esatto opposto”. Con queste parole Natale Di Cola, segretario generale Fp Cgil Roma e Lazio, replica alle dichiarazioni dell’ad di Ama, secondo cui l’azienda "avrebbe ereditato 8.000 dipendenti, quando ne basterebbero la metà e che con una riorganizzazione si potrebbe arrivare agevolmente all’obiettivo del 70% di differenziata in tre anni".  

“Il 7 giugno ci fu detto che il personale non basta a sostenere gli sforzi per aumentare la differenziata e garantire il decoro, su cui a dire il vero ci vorrebbe un forte investimento, – continua il sindacalista – e alla richiesta esplicita della Fp Cgil di modificare la delibera che inasprisce il turn over e non permette di sostituire nemmeno il personale che va in pensione, ci fu garantito solennemente l’impegno per modificarla. Si sono già persi 300 dipendenti dal 2015 a oggi e il trend è di 150 l’anno. Pensiamo che azienda e piano politico non debbano confondersi, ma di sicuro non possono contraddirsi. Secondo i dati forniti dalla stessa Ama, poi, a fronte di una copertura di territorio pro capite per operaio superiore del 90% alla media del mercato, la raccolta di rifiuti è inferiore di appena 2%. Un dato che andrebbe sicuramente migliorato, ma che non può che tener conto di una produzione di rifiuti per cittadino enormemente alta”.  

“Partiamo dai risultati di cui parla Bagnacani, quel misero 1,2% di maggior differenziata. Di questo passo, per colmare il gap, non basterebbero vent’anni. Per aumentare la produttività ci vogliono investimenti e non abbiamo avuto il piacere di vedere un piano all’altezza della sfida. Abbiamo già dimostrato all’assessora Montanari, il 22 giugno durante una nostra iniziativa su salute e sicurezza nel ciclo dei rifiuti, quali rischi, quanti sforzi e quanti danni produca l’obsolescenza e l’inadeguatezza dei mezzi in dotazione. Speriamo per i lavoratori, che sia in strada che negli impianti sopportano condizioni di lavoro a dir poco vergognose, e per i cittadini, che ricevono un servizio mai all’altezza delle altissime tariffe, che questa riorganizzazione ci sia e tenga conto della realtà, non dei buoni auspici privi di concretezza. E sopratutto che prima o poi – conclude il dirigente sindacale – sarà possibile discuterne”.