"Sono stato sempre scettico, polemico, arrabbiato rispetto anche ad amici studiosi che insistono nel dire che la televisione conta pochissimo. Tutti quelli che hanno lavorato sul campo sanno che le cose non stanno così". A dirlo è Stefano Rodotà, giurista ex Garante della privacy, ai microfoni di RadioArticolo1 durante la diretta 'Dallo sciopero ai referendum: i silenzi della tv'. "Non c'è la sensibilità adeguata - afferma il giurista - nel capire come si è configurato il sistema, che è non riconducibile solo a stampa e televisione. Mi fa arrabbiare il fatto che Berlusconi si vanti in modo sfacciato dell'uso che fa della tv durante le campagne elettorali".

Quanto ai referendum su acqua e nucleare, "riguardano questioni che la gente sente in prima persona" e quindi anche l'informazione televisiva dovrebbe tenerne conto. "Tenetemi informato", conclude il giurista accogliendo la proposta di Beppe Giulietti, portavoce di Articolo21, il quale chiede il ritiro degli spot televisivi Rai sui quesiti, giudicandoli non adatti a spiegare con chiarezza ai telespettatori le questioni su cui andare al voto.

In trasmissione interviene Maurizio Pessato, presidente dell'isituto di sondaggi Swg: "La televisione conta, e tanto. È vero che ci sono tante forme d'informazione, ma la tv ha caratteristiche peculiari, come i titoli incisivi e la forza di un messaggio che accomuna tutti, un messaggio unificante nel mondo dell'informazione frammentato in mille percorsi". Sulla ricerca della Swg in merito a come i media hanno trattato lo sciopero generale della Cgil, osserva il presidente della Fnsi, Roberto Natale, "emerge in maniera evidentissima come da una concentrazione di potere derivino conseguenze dirette".