Medici in piazza, oggi, 16 maggio, a Roma, davanti a Palazzo Vidoni, sede del ministero della Funzione Pubblica. Le organizzazioni sindacali dei camici bianchi e della dirigenza sanitaria del Ssn hanno organizzato un sit in dalle 11 alle 13, per sostenere le proprie proposte di modifica al testo unico del pubblico impiego. Le sigle che promuovono la mobilitazione (Fp Cgil, Cisl Medici, Uil Fpl Medici, Anaao Assomed, Cimo, Aaroi-Emac, Medici e Dirigenti Ssn, Fvm-Fassid, Fesmed, Anpo-Ascoti-Fials Medici) avevano chiesto, senza ottenerlo, un incontro al ministro Madia, "per esporre - si legge in una nota unitaria - la preoccupazione delle categorie professionali che rappresentano su alcuni aspetti del testo unico, ritenuti in grado di compromettere gravemente la funzionalità del Servizio Sanitario Nazionale nonché l'iter dei rinnovi contrattuali, da tutti auspicati dopo un blocco durato 8 anni". 

In particolare, "le organizzazioni sindacali chiedevano la soppressione dell'articolo 23, comma 1 e 2, che, dopo anni di decurtazione continua, congela al 2016 i fondi aziendali accessori. Tali fondi - affermano i sindacati - sono invece necessari per la valorizzazione del merito, per la costruzione delle carriere professionali, per la remunerazione delle attività disagiate (reperibilità, lavoro notturno e festivo, 
straordinari) in crescita per il blocco del turnover". L'opinione dei sindacati è che "il mantenimento di tali norme comporta la perdita degli incrementi previsti dai meccanismi contrattuali in vigore di entità tale da risultare, per i medici ed i dirigenti sanitari del Ssn, superiore agli aumenti annunciati con il finanziamento del rinnovo contrattuale 2016-2018 nelle leggi di bilancio 2016 e 2017, determinando l'impossibilità di valorizzare il  lavoro professionale e di conseguenza il rinnovo di lavoro".

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A questo si aggiunge lo stallo delle procedure per la stabilizzazione dei precari e le nuove assunzioni previste dalle stesse leggi di bilancio, stallo causato, secondo i sindacati, da "contrasti tra i vari ministeri interessati e le Regioni sulle modalità di calcolo del fabbisogno la conseguenza dei quali ricade sui professionisti del Ssn e sui cittadini". 

"I medici ed i dirigenti sanitari - conclude la nota - che da anni operano in condizioni sempre più gravose per tutelare il diritto della salute H24 negli ospedali e nei presidi di un Ssn sempre meno equo ed universale, chiedono al Governo che venga finalmente riconosciuta la peculiarità del loro ruolo specifico nel contesto del pubblico impiego, insieme con il valore del lavoro professionale svolto a garanzia della esigibilità di un diritto costituzionale".