A un mese esatto dal tragico infortunio di Treviglio costato la vita a due lavoratori della Ecb Company e a quasi 100 giorni dal disastro ferroviario di Pioltello, dove sono morte due lavoratrici originarie di Caravaggio,Bergamo si ferma per celebrare il Primo maggio, festa del lavoro, quest’anno dedicata all’impegno per la sicurezza sul lavoro. “Sarà una festa segnata da un dolore profondo”: dopo lo sciopero unitario delle categorie degli alimentaristi e dopo la disponibilità di categorie e confederazioni alla costituzione in parte civile nell’eventuale processo per i fatti di Treviglio, quest’anno, Bergamo sarà sede della manifestazione regionale. Cgil, Cisl e Uil della Lombardia hanno, infatti, deciso di ritrovarsi a manifestare per le vie di città bassa. La manifestazione nazionale si svolgerà, invece, a Prato.

Il programma della giornata prevede la partenza del corteo alle 9.30 da piazzale Marconi. Da qui si snoderà nelle strade del centro cittadino per arrivare in piazza Vittorio Veneto per i comizi finali. L’introduzione è affidata a Ferdinando Piccinini, a nome di Cgil, Cisl e Uil  Bergamo. Di seguito parleranno i segretari generali della Lombardia, Elena Lattuada per la Cgil, Ugo Duci per Cisl e Danilo Margaritella per Uil.

“La priorità di tutti  deve essere quella di far tornare a casa ogni persona, viva e incolume,  dopo un turno di lavoro”, ripetono i sindacati. Sono già 18 le vittime di infortuni sul lavoro registrate in Lombardia, compresi i quattro di Bergamo. A livello nazionale, dall’inizio dell’anno fino ai primi giorni di aprile, i morti sul lavoro sono stati 151 contro i 113 del primo trimestre 2017.

“È evidente che la situazione sia peggiorata e che occorra un intervento straordinario” ripetono Gianni Peracchi, Ferdinando Piccinini e Angelo Nozza, segretari generali di Cgil, Cisl e Uil  provinciali. “Con i primi segnali di ripresa economico-produttiva si sta verificando un’intollerabile ripresa degli infortuni e delle morti sul lavoro, perché ancora si investe poco per migliorare la sicurezza, si lasciano esposti i lavoratori e le lavoratrici a fattori di rischio senza adeguata formazione e protezione, e anche perché sono insufficienti i controlli e le sanzioni. Al dolore per chi non c’è più si deve unire l’impegno più che mai necessario per invertire la tendenza”.

Il 2018 si è aperto con la firma di un “Protocollo d’intesa per diffondere salute e sicurezza sul lavoro” che ha visto un numero considerevole di soggetti firmatari, ben trentanove: oltre ai sindacati, hanno firmato associazioni di categoria, soggetti della sanità pubblica, enti bilaterali, Inail, l’Ispettorato territoriale del lavoro, Provincia di Bergamo, l’Ufficio scolastico territoriale e Università degli studi di Bergamo.

“Non si tratta solo di un protocollo d’intenti come quelli già diverse volte siglati in passato. Nell’occasione si è dato avvio a un lavoro di rete, che vede protagonisti 12 gruppi che si occuperanno di tematiche diverse, con l’obiettivo comune di invertire la tendenza. È più che mai necessario coordinare il complesso delle responsabilità e le diverse attività dei soggetti che operano per garantire la prevenzione e il controllo” concludono i sindacati.