“Due giorni fa si è celebrata nel più triste silenzio dei media la Giornata mondiale per la sicurezza nei luoghi di lavoro e questo silenzio ci preoccupa molto, perché potrebbe essere la spia di un calo di attenzione verso un fenomeno che continua a provocare un numero impressionante di vittime e, nonostante i dati registrino una diminuzione, dovrebbe comunque tuttora destare un forte allarme sociale". Così il presidente dell'Anmil (l'associazione nazionale che da 70 anni si occupa della tutela delle vittime del lavoro e raccoglie 400.000 iscritti), Franco Bettoni, alla vigilia del Primo maggio.

Secondo i primi dati dell'Inail, per il 2013 sono più di 650.000 gli incidenti che si verificano ogni anno sui luoghi di lavoro con circa 750 morti, mentre sono più di 50.000 i lavoratori che denunciano una malattia professionale con oltre 1.500 morti ogni anno. "A fronte di tali dati, certamente ufficiali – dice Bettoni – è comunque da sottolineare che le nostre rilevazioni sugli incidenti lavorativi con esiti mortali, aggiornati e pubblicati quotidianamente sul portale dell’Anmil, mostrano nel primo quadrimestre di quest’anno un sensibile aumento rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente”.

"Riteniamo sia indispensabile – continua Bettoni – che tutti ricordino, in questa giornata, l’altra faccia del lavoro, quella legata agli effetti del mancato rispetto delle norme di prevenzione e che si ripercuoto sulla salute e sulla vita dei lavoratori. Eppure, a fronte di questi dati, le norme italiane in materia di sicurezza sul lavoro a distanza di quasi cinque anni dalla loro approvazione presentano ancora larghe carenze nella fase di attuazione, con trenta decreti ancora da emanare, e tra questi alcuni importanti, come quelli sulla patente a punti in edilizia o sui lavori in quota o nei ponteggi. Ancora una volta il nostro Paese evidenzia i difetti di sempre rispetto all’applicazione delle leggi in termini di rapidità, di effettività e di controlli, come a ribadire una scarsa sensibilità sul fronte del rispetto delle regole, una mancanza di cultura ‘civica’, direi. Su questo, infatti, noi cerchiamo di lavorare molto parlando di cultura della sicurezza ai bambini e ragazzi delle scuole, quelli che saranno i cittadini ed i lavoratori di domani”.

“La diminuzione degli incidenti registrata in questi ultimi anni - prosegue il Presidente dell’Anmil - sulla quale incide sicuramente per due o tre punti annui la riduzione delle ore lavorate, così come incidono il lavoro nero e la tendenza, nei casi più lievi, a non presentare la denuncia di infortunio per evitare l’aumento del premio assicurativo per le aziende o per il timore di perdere il posto, rappresenta il risultato dell’impegno degli ultimi anni, grazie ai richiami del Capo dello Stato e al lavoro delle parti sociali. In pratica, una riduzione che dimostra concretamente che si può incidere positivamente e quindi non bisogna mollare, ma, anzi, insistere nelle azioni di contrasto agli infortuni sul lavoro e alle malattie professionali”.

“Per questo – conclude Bettoni –, abbiamo sollecitato il Governo e i ministri del Lavoro e della Salute a rimettere mano ai temi della sicurezza e alla tutela delle vittime del lavoro, nonché alle tematiche legate all'amianto (dal fondo per le vittime alla ricerca su cura e prevenzione, ambedue ferme dopo Balduzzi) e anche in materia di cura, riabilitazione e protesi, oltre all’aggiornamento delle tabelle delle malattie professionali”.