Riprende oggi (giovedì 7 settembre) il confronto tra governo e sindacati sulle pensioni. L’appuntamento è a Roma, alle ore 15, presso la sede del ministero del Lavoro. Al centro del vertice, che segue il primo summit di mercoledì 30 agosto, i tanti argomenti previsti nella cosiddetta “fase 2” del dialogo iniziato mesi fa. Due in particolare: la rivalutazione degli assegni previdenziali e l’automatismo - che i sindacati vorrebbero bloccare - dell’innalzamento dell’età pensionabile in relazione all’aspettativa di vita, che porterà nel 2019 la soglia a 67 anni, dunque cinque mesi in più di quella attuale.

“Eliminiamo l'aumento automatico dell'età pensionabile, così qualcuno riesce finalmente ad andare in pensione”. Così il segretario generale Cgil Susanna Camusso al quotidiano torinese La Stampa, in un’intervista di mercoledì 6 settembre. Il leader sindacale ha invitato il governo a guardare i numeri: “Oggi abbiamo l'età pensionabile effettiva più alta d'Europa, lavoriamo più ore di Germania e Francia. L'aspettativa di vita alla nascita si è ridotta sia nel 2015 sia nel 2016. È davvero necessario allontanare la pensione di altri cinque mesi? Anche alle donne, bloccate per sei anni? È una follia. Il governo deve congelare questa misura”.

Ma l’esecutivo, finora, è sembrato sordo alle richieste di Cgil, Cisl e Uil. Il tema, infatti, è già stato affrontato nella riunione del 30 agosto, ma le risposte non sono arrivate. “Vorremmo sottolineare un'ampia reticenza da parte del governo” ha dichiarato Camusso alle agenzie di stampa alla fine dell’incontro. Al tavolo il segretario generale ha ribadito che la questione è “un nodo su cui intervenire” e “un punto di giudizio fondamentale". Per Camusso “non può scattare da qui a un mese il mantenimento dell'automatismo” con l'innalzamento dell'età. “Siamo insoddisfatti dalla risposta”, ha poi concluso.

A favore del blocco dell’automatismo, però, si sono espressi autorevoli componenti del governo (come i presidenti delle Commissioni Lavoro di Camera e Senato, Cesare Damiano e Maurizio Sacconi). L’esecutivo, dunque, potrebbe mantenere fermo il principio dell’innalzamento ma modificare lo scatto in avanti. Due per ora le ipotesi: un aumento più morbido, nell’ordine di due mesi (e non più cinque), considerando che nel periodo 2014-2016 l’andamento della speranza di vita è stato altalenante (ossia si è allungata e accorciata in alternanza); un blocco dell’innalzamento, dunque restando a 66 anni e sette mesi anche nel 2019, soltanto per chi svolge lavori usuranti e gravosi.

Il secondo argomento in agenda è la rivalutazione degli assegni previdenziali. “Stiamo cercando di definire un nuovo meccanismo diverso da quello attualmente in vigore per sostenere veramente il potere d'acquisto dei pensionati” ha scritto alla vigilia dell'incontro il segretario generale dello Spi Cgil Ivan Pedretti sul suo profilo Facebook: “È una questione molto rilevante che riguarda la vita di milioni di persone che da tempo attendono delle risposte”.