Proprio oggi Dario è partito per il Belgio. Gli hanno offerto un'esperienza lavorativa in un'importante azienda farmaceutica. È quello che voleva fare. Qui in Italia invece lo pagavano a voucher in una farmacia. Lui, un giovane laureato, uno che ha delle competenze. Se n'è andato proprio oggi che la sua storia è finita nell'inchiesta di apertura de il Venerdì di Repubblica ("La mia vita appesa a un voucher")Anche Rassegna l'aveva intervistato qualche giorno fa.

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Brunangela invece all'estero c'è già stata. Dopo la laurea ha pensato che un periodo di studio in Inghilterra potesse servirle ad acquisire ulteriori competenze per poi lavorare qui in Italia, nel sociale, l'ambito in cui ha scelto di specializzarsi. Ma ad attenderla al suo ritorno ha trovato anche lei i voucher. Un'agenzia di formazione l'ha pagata 60 euro netti per 8 ore di lezione che le hanno richiesto 3 mesi di studio e approfondimento. Quando si dice il lavoro povero: ecco, i voucher sono la nuova frontiera del lavoro povero. 


Brunangela, 28 anni

Dario e Brunangela sono però solo due delle tante storie che stamattina, 3 febbraio, hanno attraversato l'assemblea #Con2Sì della Cgil dell'Umbria, al centro congressi Umbria Fiere di Bastia Umbra (Pg). Quattrocento persone, tra lavoratrici, lavoratori, pensionati, studenti, che hanno raccolto per primi la nuova sfida lanciata dal sindacato: quella di portare al voto 27 milioni di italiani (circa 400 mila in Umbria) per abrogare i voucher e introdurre la responsabilità solidale negli appalti. 

Gli appalti, già. L'altra sfida, forse meno conosciuta, lanciata dalla Cgil. Eppure, solo nella piccola Umbria sono circa 40 mila i lavoratori e le lavoratrici (soprattutto loro, sono il 65% del totale) che vivono in appalto. "Che è un po' come stare su un crinale pericoloso", ha spiegato alla platea di Bastia Luca, lavoratore in appalto della galassia Ast, le acciaierie di Terni, rimasto per sei mesi senza stipendio. "Devi sempre cercare di non farti travolgere, perché anche chi come me ha un contratto a tempo indeterminato, non è mai al sicuro". 

Annalena, che fa la cuoca per i bambini degli asili comunali di Perugia, non ha dubbi: "Il referendum è l'unico strumento che abbiamo in questo momento per riprenderci un po' di dignità. Perché è chiaro che se il committente, nel mio caso il Comune, non ha alcuna responsabilità sulla mia condizione, allora i miei diritti, il mio salario, andranno sempre più giù, fino a toccare il fondo". 

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"Queste sono storie che non parlano solo a chi è pagato a voucher o vive nella giungla degli appalti - ha detto nel suo intervento Vincenzo Sgalla, segretario generale della Cgil dell'Umbria - dobbiamo essere capaci di trasmettere il nostro vero obiettivo e cioè quello di far terminare la stagione della erosione dei diritti, ed avviare la fase della crescita e dello sviluppo agganciati al lavoro dignitoso".

#Con2Si: lo speciale di Rassegna
Voucher e appalti / VIDEO

"Un Paese che si regge sul lavoro povero e precario è un paese senza futuro - gli ha fatto eco Roberto Ghiselli, segretario confederale della Cgil nazionale, che ha chiuso l'assemblea - ecco perché la Cgil ha deciso di intraprendere una strada nuova, quella della Carta e dei referendum. L'incardinamento della discussione sulla Carta dei diritti in Parlamento è da questo punto di vista un primo traguardo molto importante. Ora chiediamo al governo una data per i referendum - ha concluso Ghiselli - perché è giusto che gli italiani possano esprimersi sui quesiti che abbiamo proposto e contribuire con il loro voto a cambiare questo paese, restituendo dignità e diritti al lavoro".