Oltre 600 persone, tra operatori dei servizi, funzionari, dirigenti e pensionati hanno affollato oggi la sala dell'Hotel Fortino a Torino per partecipare all'Assemblea Regionale della Cgil Piemonte e Cgil Valle d'Aosta, che apre la campagna elettorale per i due referendum sul lavoro (voucher e appalti), per i quali la Cgil chiede che il governo fissi, da subito, la data della consultazione referendaria. Due referendum per sostenere la proposta di legge di iniziativa popolare sulla “Carta dei diritti universali dei lavoratori”, proposta che in questi giorni è stata presentata dalla segreteria nazionale a tutti i gruppi parlamentari. Per questa campagna la confederazione sarà impegnata a ogni livello, con il coinvolgimento di tutti coloro che operano nelle strutture della Cgil, a qualunque livello di responsabilità. 

L'assemblea di oggi è stata indetta per far conoscere e condividere con tutte le strutture della Cgil le modalità e gli strumenti con cui avviare la campagna. Ci sono state le testimonianze di donne e uomini che hanno raccontato la loro storia di lavoro con i voucher e negli appalti, i racconti degli operatori dei servizi Inca, uffici vertenze e del sistema fiscale che ogni giorno ricevono centinaia di persone in difficoltà e che cercano delle risposte al loro disagio. Ci sono state le “incursioni teatrali” dell'attrice milanese Elisabetta Vergani che ha raccontato le storie vere di ordinaria discriminazione sul lavoro. Il professor Alessandro Amadori, vice presidente dell'Istituto Piepoli (al quale la Cgil ha affidato la campagna) ha tenuto una lezione tecnica e formativa sulla comunicazione. 

La straordinarietà di questa iniziativa è dovuta alla straordinarietà del lavoro che ci impegnerà nei prossimi mesi - ha detto il segretario generale Cgil Piemonte, Piermassimo Pozzi, nella relazione introduttiva – e siamo arrivati a questa scelta dopo aver contrastato in ogni modo i provvedimenti del Governo, che non hanno fatto uscire l'Italia dalla crisi. Infatti, come dimostrano i dati sull'occupazione, sulla disoccupazione giovanile e sulla precarietà, si è rivelata sbagliata la ricetta per cui, togliendo diritti e diminuendo le tutele, gli imprenditori non avrebbero più avuto freni e si sarebbero messi ad investire e assumere”. “Con i due referendum – ha sottolineato Pozzi - vogliamo ridurre la precarietà, il lavoro povero e la continua rincorsa a ribassare le paghe e i diritti che aumenta la ricattabilità, non solo delle lavoratrici e dei lavoratori direttamente coinvolti, ma anche degli altri, perché quando chi ti sta vicino ha meno diritti anche tu sei più debole”.

Concludendo i lavori, il segretario organizzativo della Cgil nazionale, Nino Baseotto ha ribadito che “i referendum sono approvati, le motivazioni sono state pubblicate quindi il governo deve indicare la data del voto. Lo deve fare per rispetto dei milioni di cittadini che hanno firmato i referendum e per rispetto della democrazia”. “Sappiamo – ha proseguito Baseotto - che in Parlamento ci sono molte proposte per cambiare le norme, in particolare per i voucher. Ma sappiamo altresì che eventuali modifiche della legge possono superare il referendum solo se la Corte di Cassazione la riterrà risolutiva rispetto alla norma che il quesito vuole abrogare. Quindi la Corte Suprema di Cassazione, non i partiti, né il governo, né Cisl Uil e nemmeno la Cgil. E il nostro referendum intende abrogare i voucher”. “Se poi faranno una norma che risponde ai nostri obiettivi, benissimo – ha poi detto il segretario nazionale - il nostro risultato è di migliorare le condizioni di chi lavora e se lo otteniamo senza votare siamo felici. Ma non possiamo farci prendere in giro o cadere nel tranello di modifiche fatte apposta, non per rispondere ai problemi che il nostro quesito pone ma solo per depotenziare il referendum”.

"Non ci fermiamo: prenderemo altre iniziative sulla questione dei licenziamenti illegittimi, perché il diritto alla reintegra riguarda la libertà nel lavoro. Senza l'equilibrio nel rapporto tra rapporto tra datori e lavoratori, ovvero la parte forte e quella debole, la libertà si perde. Allo stesso modo andiamo avanti con i referendum su appalti e voucher, una piaga che colpisce milioni di lavoratori". Così Baseotto ha concluso l'assemblea regionale.

In questi giorni la Cgil incontra tutti i gruppi parlamentari, ha detto: "Stiamo vedendo tutti sia Senato che alla Camera, per ricordare ad ogni forza politica che abbiamo depositato la nostra proposta di legge sulla Carta dei Diritti universali del Lavoro". È l'occasione per ribadire con forza la richiesta della Cgil: "Vogliamo che venga incardinata, che venga messa all'ordine del giorno e parta la discussione. Pensiamo che il Parlamento e le forze politiche debbano rispettare i milioni di persone che hanno sostenuto e firmato per la proposta". Un percorso da avviare in tempi brevi: "Se la Commissione Lavoro della Camera non la mette all'ordine del giorno, la proposta rischia di diventare carta straccia: nella nuova legislatura, se non compare all'ordine del giorno, quella proposta non esisterà più", ha osservato il segretario.

Il sindacato ha accompagnato la Carta con i tre quesiti referendari. Così Baseotto: "Il quesito sui licenziamenti illegittimi non è stato ammesso dalla sentenza della Consulta: sentenza che rispettiamo. D'altronde anche prima del pronunciamento della Corte, la Cgil ha rispettato sempre il suo lavoro e non si è aggiunta alle pressioni indebite che sono arrivate da molte parti". La Confederazione prosegue nelle sue iniziative per garantire il diritto alla reintegra.

Sulla bocciatura del quesito il giudizio è critico: "Dopo aver letto le motivazioni della sentenza, diciamo ai giudici della Corte che non siamo d'accordo per tanti motivi: sarà la segreteria della Cgil a prendere una posizione formale. Da parte mia - ha aggiunto Baseotto - sottolineo il passaggio meno condivisibile: la Corte dice che il quesito modifica il bilanciamento di interessi stabilito dal Parlamento, ovvero la soglia dei 15 dipendenti. Ma perché i parlamentari sono in grado di definire un 'bilanciamento di interessi' e non può farlo il popolo italiano?", si è chiesto. "Se questo principio fosse valso in precedenza, quanti pochissimi referendum sarebbero stati ammessi nella storia della nostra repubblica, perché ogni quesito cambia il bilanciamento di interessi". Un principio, a suo avviso, "che denota poco rispetto per la capacità di discernere dei cittadini, anche quelli non eletti".

I quesiti su voucher e appalti "riguardano milioni di lavoratori - ha concluso -, questi referendum si possono vincere".

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