La CGIL, in primo luogo, chiede l’abbattimento della pressione fiscale sul reddito da lavoro dipendente nella certezza che questo serva a far ripartire i consumi. La CISL e la UIL, d’altro canto, sembrano maggiormente orientate a perseguire una politica fiscale a favore dell’ ”offerta”, attraverso il sostanziale azzeramento della tassazione sul salario variabile. Il partito Democratico, con Bersani, chiede un credito di imposta automatico a favore delle imprese che effettuano nuovi investimenti. In questo caso la proposta di Bersani consiste, in pratica in una potenziamento delle misure già avviate da Tremonti con la detassazione dell’utile d’impresa nella misura pari al 50% dei nuovi investimenti.

È singolare, a mio avviso la distonia fra le denunce della gravità della crisi, che, giustamente, giungono dalla Sinistra e dal Sindacato, e le richieste di riduzione della pressione fiscale. Quasi si pensasse che la domanda, in calo dalla metà del 2008, (i consumi, ma solo quelli delle famiglie e non quelli del settore pubblico, che crescono, gli investimenti e le esportazioni) fosse pronta a scattare come una molla una volta liberata dal fardello del fisco. La riduzione delle entrate fiscali, perché di questo si tratta in una situazione di stagnazione, è una scommessa che, se non viene vinta in tempi brevi, riavviando la domanda, può avere conseguenze pericolose, non solo per i conti pubblici, ma per gli stessi lavoratori dipendenti. Per questi si ridurranno gli spazi per rivendicare maggiori quote di “salario indiretto”, cioè un aumento degli interventi di sostegno al reddito tramite la spesa sociale. Si depotenzierebbe il circuito tassazione progressiva – redistribuzione del reddito che, pur con tutti le disfunzioni (in primo luogo l’evasione fiscale), continua a operare nel nostro Paese.

Per ciò che riguarda le imprese, gli investimenti raramente rispondono a stimoli fiscali quando l’orizzonte non tende a rasserenarsi. La stessa deflazione, soprattutto dei prezzi alla produzione, rappresenta un aumento dei tassi di interesse reali e rende gli imprenditori estremamente guardinghi. È molto probabile che nei prossimi mesi staranno ancora alla finestra prima di impegnare nuove risorse.