Il 15 luglio scorso è terminata la prima fase per la presentazione delle domande all'Inps di Ape sociale e pensionamento anticipato per lavoratori precoci. L'Istituto di previdenza ha comunicato ufficialmente che, nelle quattro settimane intercorrenti dal 17 giugno, giorno del rilascio della procedura online, al 15 luglio, termine di chiusura della prima fase, le domande complessivamente presentate risultano essere 66.409, di cui 39.777 per Ape sociale e 26.632 per la pensione anticipata dei lavoratori precoci.

Visto il grande numero di richieste inoltrate, in così poco tempo, la considerazione che viene spontaneo esprimere è che queste due misure, volute con forza da Cgil Cisl e Uil, erano molto attese dalle persone e per questo sono state apprezzate. Entrambi i benefici consentono, ad alcune categorie disagiate di lavoratori e lavoratrici, in possesso di una serie di requisiti oggettivi e soggettivi, di poter essere accompagnati o di poter anticipare di qualche tempo la pensione. E oggi, visto che sia l'età sia il requisito contributivo della pensione si allontanano sempre di più, non è un beneficio di poco conto. Tuttavia, occorrerà attendere ancora qualche mese per conoscere il numero di quanti riusciranno effettivamente a ottenere l'indennità di Ape sociale o ad andare in pensione anticipata.

Si apre, dunque, una fase molto delicata, che durerà fino ad ottobre, nella quale l'Inps, coordinandosi con le altre istituzioni pubbliche (Inail, Direzioni territoriali del lavoro, Centri per l'impiego ecc.), vaglierà tutte le domande per poi comunicare agli interessati se sono in possesso di tutte le condizioni previste e se rientrano nel budget di spesa previsto dalla legge di bilancio 2017. In considerazione dell’avvenuto superamento delle previsioni quantitative del governo di circa 60 mila lavoratori, una parte di coloro che hanno inoltrato la domanda potrebbe vedersi respinta la richiesta perché privo di qualche requisito oggettivo o soggettivo, oppure perché le risorse economiche risultano insufficienti per accoglierle tutte.

Nelle quattro settimane in cui si è proceduto all’inoltro delle domande, gli uffici territoriali di Inca si sono riempiti di persone che si sono fatte assistere dal patronato della Cgil nel complicato compito di assolvere agli adempimenti procedurali telematici in modo corretto onde evitare errori nella compilazione dei moduli. Non è stato facile, perché, oltre a una richiesta di informazioni più dettagliate sulle misure, gli operatori e le operatrici hanno dovuto fare i conti con una procedura online che presentava alcune incongruenze, mancanze e rigidità, parzialmente corrette in corso d'opera. L'Inps infatti, in considerazione delle numerose segnalazioni ricevute dai patronati, è dovuta intervenire più volte, su vari punti, per rendere il sistema telematico più adeguato. Si tenga conto che le ultime modifiche sono state approntate dall'Istituto appena due giorni prima del termine ultimo del 15 luglio.

Ciò fa ritenere che, conclusa la prima fase di raccolta delle domande, se ne aprirà un’altra assai delicata, per la quale i riflettori sono puntati su Inps. Come Patronato ci aspettiamo che l'Istituto valuti le domande, nella sostanza, cioè, certificando la congruità dei requisiti di legge per l’accesso ai benefici e non metta al centro delle sue decisioni, come è avvenuto spesso nel recente passato, gli aspetti burocratici. Vorremmo, in sostanza, che non venissero respinte le istanze, per esempio, solo per un "flag" sbagliato o per l'allegazione di un documento, perfettamente visibile, ma in un punto non previsto, o ancora per una lieve discrepanza di indicazioni nella documentazione richiesta. Come Inca abbiamo lavorato sodo e seriamente per aiutare le persone in questa complicatissima fase, rispettando sempre le indicazioni previste dalla legge. Per questa ragione, non vorremmo che le procedure telematiche, rese intenzionalmente rigide, accompagnate dalle strozzature verificatesi, vengano utilizzate per escludere e rendere più selettivo il numero dei potenziali beneficiari.

In questi giorni si apre una seconda fase per la presentazione delle domande che durerà fino al 30 novembre prossimo; richieste che saranno prese in considerazione solo se rimarranno risorse economiche da spendere. I problemi aperti e da risolvere sono ancora molti: si pensi, ad esempio, all'impossibilità per i lavoratori di aziende fallite, cessate, in liquidazione coatta, in appalto, in sub appalto, con cambio di ragione sociale, con fusioni alle spalle, di reperire la documentazione richiesta obbligatoriamente per avanzare la domanda di Ape sociale o di anticipo pensionistico per lavoratori precoci.

Per non parlare dell’esclusione dai benefici di legge dei disoccupati che non hanno percepito la Naspi, perché non ne avevano diritto, di coloro che hanno concluso un contratto a termine, rimasti senza lavoro, al pari di tutti gli altri che sono stati licenziati. Sono persone che allo stato attuale si ritrovano ad essere escluse sia dall’Ape sociale sia dalla pensione anticipata per i precoci, nonostante la oggettiva condizione di disoccupazione involontaria. Una decisione oltremodo ingiusta e penalizzante. Problemi rilevanti sui quali invitiamo il ministero del Lavoro, il governo e l'Inps ad aprire un tavolo con le organizzazioni sindacali e con i patronati per dare le utili e necessarie risposte, nel segno dell'equità e della parità di accesso alle agevolazioni pensionistiche.

Fulvia Colombini è componente del collegio di presidenza Inca