Nuovo contratto di lavoro con più ore per tutti i docenti, scuole aperte con orari allungati, arrivando gradualmente alle 10 di sera, supplenze interne e discrezionalità dei dirigenti scolastici nell’erogazione dei bonus. Quanto alle graduatorie, si esauriranno quelle vecchie e spariranno quelle d’istituto, che hanno in carico quasi 500mila precari. Queste le principali novità sulla scuola – una proposta compiuta verrà resa nota il 15 luglio – annunciate dal governo Renzi. Per la Flc Cgil sono molto lontane dall’essere definibili come un cambio di rotta: si propone la solita pratica dei tagli lineari, si chiede agli insegnanti di lavorare di più e gratuitamente, dopo il blocco pluriennale dei contratti, licenziando anche i precari. Una strada ancora una volta sbagliata, peraltro senza nessua idea su un diverso modello di scuola. RadioArticolo1 ne ha parlato stamattina con Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil.

“Sì – ha esordito Pantaleo –, non c’è alcun cambio di rotta rispetto al governo Berlusconi prima, al governo Monti e al governo Letta poi: è la prosecuzione di quella logica e di quelle politiche. La scuola è in una condizione difficile, mancano risorse, le famiglie contribuiscono addirittura per l’acquisto della carta igienica o della carta per le stampanti, insomma per garantire un minimo di servizio ai propri figli. Non ci sono le risorse per i corsi di recupero, manacano le risorse per retribuire docenti e personale Ata. Ultimamente è stato tagliato pure il fondo per il miglioramento dell'offerta formativa. Gli edifici scolastici cadono a pezzi, nel Mezzogiorno c’è una drammatica crisi dell’offerta formativa, gli organici diminuiscono a fronte dell’aumento degli alunni, il numero degli alunni per classe è esorbitante, la dignità e la funzione sociale dei docenti viene messa costantemente in discussione".

“Il governo fa un’operazione puramente demagogica – prosegue il segretario generale Flc –: interviene solo su un aspetto, il lavoro dei docenti – le cui condizioni vengono peggiorate – pensando così di risolvere i problemi della scuola italiana. Questo è del tutto inaccettabile. E aggiungo anche che non è accettabile questo metodo autoritario”.

“Si vuole discutere? Siamo pronti a discutere di tutto. Ma si mettano in campo le risorse, si metta in campo un’idea di scuola, si metta in campo l’idea di scuola della Costituzione. La si finisca, come fa la ministra Giannini ogni giorno, di esaltare le scuole paritarie e di demolire la scuola pubblica. Se c’è questo, all’interno del rinnovo dei contratti, noi siamo disponibili a affrontare qualsiasi discussione. Se invece s’intende peggiorare le condizioni di lavoro, cacciare i precari e demolire l’idea di scuola della Costituzione, avvieremo le stesse iniziative che abbiamo intrapreso contro il governo Berlusconi”.


“La Giannini ha detto che gli insegnanti italiani hanno dei privilegi e che i sindacati non possono garantire questi privilegi. Ma di quali privilegi stia parlando davvero non so. Gli insegnanti italiani lavorano nella media europea. Gli attuali moduli orari, 18 per la secondaria superiore, 22 per la primaria, 25 per l’infanzia, sono sostanzialmente all’interno degli orari previsti in Europa. Anzi, in Europa, nelle scuole secondarie superiori, si lavora addirittura meno che in Italia. A questo va aggiunto che l’orario non è fatto solo di ore frontali: poi c'è la correzione dei compiti, ci sono tutta una serie di attività aggiuntive che vengono prestate gratuitamente, c’è l’accoglienza delle famiglie e così via. L’orario dei docenti, oggi, va in realtà oltre le 36 ore previste dal governo”.

C’è poi la questione dei contratti. “Sono bloccati da sei anni – ricorda Pantaleo –, le condizioni retributive sono peggiorate. E poi c’è tanta precarietà, quella precarietà che ha garantito in questi anni la continuità del servizio. Vi è una situazione disastrosa sul piano dell’organizzazione: da organizzatori didattici, i dirigenti ormai sono stati trasformati, per responsabilità dei diversi governi, in terminali amministrativi. Abbiamo poi scuole sempre più inefficienti dal punto di vista delle infrastrutture, con dotazioni di sistemi informatici vecchi”.

“Certo, tutte le componenti della scuola, dai dirigenti agli Ata ai docenti, debbono contribuire a un miglioramento della qualità. Ma c'è bisogno di scelte, c’è bisogno di investimenti, c’è bisogno della difesa intransigente di un’idea di scuola che è la scuola aperta a tutti, la scuola che deve garantire alle bambine e ai bambini, ai ragazzi e alle ragazze di potersi inserire in una società complessa”.

“La meritocrazia – continua il dirigente Cgil – è diventata un’ossessione ideologica. Ma il merito ha bisogno di pari opportunità di partenza e oggi noi siamo in una condizione in cui la scuola è sempre più elemento di esclusione e di difficoltà. Non si è più in grado di garantire una qualità formativa all'altezza dei tempi. È questo il punto”.

“E poi c’è una questione che non è metodologica, è una questione democratica. Il governo prima ha tagliato i distacchi, le prerogative sindacali, ora pretende di imporre attraverso un disegno di legge temi che attengono alla contrattazione. Perché orari, avanzamenti professionali, organizzazione, carichi di lavoro, sono questioni che devono essere riportate nell’ambito di una discussione contrattuale. Insomma vedo i tratti autoritari di un’idea secondo la quale io decido e gli altri debbono obbedire”.

Un sintetico approfondimento, in questo contesto, merita il problema del reclutamento. “Dopo il concorsone, con i precari che sono ancora lì, con i vincitori che sono ancora lì, che cosa sta succedendo?” ha chiesto RadioArticolo1. “Il governo si diverte a mettere in contrapposizione interessi, quasi che questo fosse un modo per risolvere i problemi: i Tfa, i tirocini formativi, contro coloro che hanno frequentato i Pas; poi quelli che sono iscritti nelle graduatorie a esaurimento contro chi ha fatto i tirocini; e poi ancora chi è nelle graduatorie di istituto e chi è nelle graduatorie a esaurimento, Nord contro Sud. È sbagliato”. “Invece, bisogna innanzitutto aumentare gli organici, perché di fronte alla crescita degli alunni gli organici sono bloccati al 2011-2012. Penso al Mezzogiorno, alla necessità di garantire tempi prolungati nella scuola media e tempo pieno nella scuola primaria, che richiedono appunto un potenziamento degli organici. Probabilmente bisogna rivedere anche la legge Fornero, perché sta avendo delle conseguenze drammatiche sul turnover. Bisogna coprire tutti i posti vacanti disponibili, occorre l’organico funzionale, come diciamo da tempo”.

“Noi abbiamo fatto delle proposte chiare. Innanzitutto ci vuole un piano di stabilizzazione per coloro i quali sono inclusi nelle graduatorie a esaurimento: sono 170mila in termini numerici, ma secondo noi, con un’operazione di chiarezza su chi è iscritto in quelle graduatorie, arriveremo a 110-120mila persone. Bisogna fare un piano di stabilizzazione nei prossimi anni – ma il paradosso è che il nuovo piano triennale per coprire i posti vacanti si è bloccato, ed è probabile che quest’anno non scatti”.

“Poi sono necessarie norme di reclutamento chiare, sulla base di una programmazione del fabbisogno per i prossimi anni. Contemporaneamente bisogna avviare un piano di stabilizzazione che ruoti le graduatorie a esaurimento, fare l’organico funzionale – dicevo prima – in maniera tale da potenziare gli organici in relazione al piano di offerta formativa. In questo modo noi diamo stabilità agli organici, diamo una prospettiva ai precari, diamo prospettiva ai giovani e guardiamo anche anche al necessario ricambio generazionale e culturale”.

“Non mi pare che il governo si muova in questa direzione. Addirittura sentiamo parlare di un reclutamento diretto da parte delle scuole. Il che equivale a dire che torniamo ai vecchi sistemi clientelari, a logiche in cui un dirigente scolastico decide chi e come assumere. Stiamo tornando indietro. Invece noi abbiamo bisogno di guardare a un sistema di reclutamento che chiuda una fase, quella che abbiamo alle spalle, che ha prodotto tanta precarietà, ha prodotto una situazione di incertezza, ha prodotto l’impossibilità di stabilire anche una continuità didattica all’altezza dei tempi. Noi vogliamo chiudere quella fase. Ma, insisto, se persone e interessi vengono messi in contrapposizione, arrivare a una soluzione diventa difficile. Anche qui serve un cambio di passo e soprattutto di metodo, che è quello della partecipazione e del confronto. Noi lo faremo il 9 luglio in una grande assemblea di tutto il precariato. Non solo nella scuola ma in tutti i settori della conoscenza vogliamo costruire una piattaforma che unifichi e, soprattutto, vogliamo mettere in campo un'iniziativa che dica basta con la precarietà all’interno del sistema della conoscenza. Costruiremo un fronte ampio, con tutti i soggetti interessati, perché credo che il sindacato su questi temi non basta”.

“Abbiamo avviato una vera e propria opera di controinformazione e contro le decisioni del governo stanno arrivando in queste ore migliaia di mail – ha concluso Pantaleo –. Andremo avanti per la nostra strada, lavoreremo a una sintesi unitaria. Il nostro obiettivo è arrivare in autunno a una grande manifestazione nazionale, ci auguriamo unitaria e di tutti i settori pubblici, per porre noi l’agenda verrà dei problemi da risolvere”.