A Palermo oggi (6 maggio) sit-in degli operai dei Cantieri Navali per lo sciopero di 8 ore proclamato dalla Fiom. La Fiom ha chiesto un incontro ed è in attesa di essere ricevuta dal prefetto. “I lavoratori si trovano tra l’incudine e il martello. Da una parte scioperano per il rinnovo del contratto integrativo disdettato da Fincantieri, dall’altra la loro protesta si intreccia con la realizzazione del bacino da 80 mila tonnellate, che ha subito il contraccolpo della mancata approvazione da parte dell’Ars del ristorno delle somme per la sua realizzazione – dichiara il segretario della Fiom Cgil, Angela Biondi -. Fincantieri continua a legare la produttività  e il futuro del Cantiere Navale di Palermo alla realizzazione di questa infrastruttura. Chi deve pagare, per questa disattenzione della classe politica? I lavoratori? Chiediamo al prefetto di compiere tutti i passi necessari per sbloccare questa  situazione di stallo, che rischia di compromettere il futuro del più grande stabilimento produttivo cittadino”.

I lavoratori temono la prospettiva di una nuova ondata di cassa integrazione che potrebbe scattare in estate, alla scadenza dei carichi di lavoro in corso.  Lo sciopero coinvolgerà oggi tutti i turni di lavoro. “Ci ritroviamo in mezzo a una diatriba tra le istituzioni, che ci hanno abbandonati, e Fincantieri che ci tiene in sospeso – denuncia l’Rsu Fiom Fincantieri Francesco Foti -  L’azienda fino a ieri ci ha risposto che   non ci sono in vista altri lavori per il cantiere di Palermo. Quando tra fine maggio e metà  giugno cesseranno le attività della  prima officina,  dove si compongono i pannelli per realizzare i blocchi delle  navi, e dell’officina tubisti, dove si realizzarono i tubi per montarli poi  a bordo, resteremo fermi. Tutto questo mentre invece sappiamo che Fincantieri ha un pacchetto di ordini per assicurare le commesse fino al 2020 in tutti i siti italiani. Solo Palermo è rimaste esclusa dal circuito produttivo”.

A tutto questo si aggiunge il contratto integrativo che Fincantieri ha disdetto. I   lavoratori si ritrovano con  il salario decurtato: perdono circa 3.500 euro l’anno dalle buste paga, l’ammontare dei  tre premi di efficienza, produttività, programma.