L'ultima Conferenza di Organizzazione della Cgil si è svolta attorno all'idea che cambia il lavoro, quindi deve cambiare la Cgil. In tutta Europa e nel mondo il sindacato è sotto attacco. La crisi indebolisce il mondo del lavoro e il potere contrattuale dei sindacati. La distribuzione del potere e del lavoro su scala planetaria cambia e in questi anni la ricetta imperante ha teso a precarizzare le forme contrattuali, indebolire i salari, colpire i diritti. Le tradizionali capacità e abilità dei sindacati a rappresentare e tutelare vengono sfidate. Per questo la formazione sindacale diventa una risorsa strategica e indispensabile. La Conferenza d'Organizzazione dello scorso ottobre ne ha definito la centralità in modo molto esigente. La necessità di un nuovo approccio organizzato alla formazione ha portato alla decisione (leggi il documento) di ricostituire un coordinamento delle politiche formative nell'area Organizzazione, un coordinamento della formazione, un percorso per costruire un piano formativo nazionale, destinando risorse specifiche dedicate a questo tema. La prima occasione d'incontro per i responsabili della formazione e per i formatori della Cgil è stato un seminario nazionale, tenutosi a Roma il 16 e 17 dicembre 2015.

Cambia il lavoro, cambia la Cgil. Va fatta una distinzione tra ciò che è vecchio e ciò che è antico. Al vecchio si può rinunciare. All'antico no, perché sottende un valore che trascende il tempo. La nostra storia, le nostre battaglie per i diritti, le persone che hanno costruito la Cgil sono antiche. Per questo abbiamo prodotto un film, l'album con le figurine (pdf 34Mb) sulla storia della Cgil, il nuovo Inno dei Lavoratori (scarica mp3) musicato e cantato dai Nedd Ludd e Marino Severini dei Gang. La nostra storia è antica, non vecchia. Non vale però il contrario. Non tutto quello che facciamo è necessariamente antico: ci sono pratiche vecchie che dobbiamo sottoporre a critica e migliorarle. È il caso della formazione, senza però commettere l'errore di considerarci all'anno zero. Molte delle esperienze formative che abbiamo fatto in questi anni vanno bene, alcune vanno migliorate. Il punto è partire dalla conoscenza di quel che facciamo.

La nostra formazione è ricca, ma non omogenea. Ci sono strutture che ne hanno fatta poca. L'archivio della Cgil sta ordinando le carte della scuola di Ariccia e insieme abbiamo prodotto una prima restituzione come alcuni documenti: un opuscolo (pdf); un filmato (video) con foto e riprese d'epoca; la relazione del responsabile Formazione della Cgil del 1967 (pdf). Quella circolare fotografa una situazione molto simile a quella che possiamo leggere oggi e si chiude con una tabella fatta a mano (noi oggi la faremmo con un foglio excel) che riassume la distribuzione disomogenea della formazione. Dopo 50 anni la situazione è diversa, ma troppo poco. Per questo vogliamo fare un censimento, per conoscere la formazione che facciamo per valorizzarla e migliorarla.

La conferenza ha puntato molto sulla formazione e lì abbiamo detto (e votato) una cose coraggiosa: abbiamo definito le regole secondo le quali la formazione è un diritto/dovere (per certi incarichi un obbligo) e va fatta ovunque. Una dichiarazione impegnativa che bisogna tentare di realizzare con un approccio necessariamente innovato, per aumentare e qualificare l'offerta formativa e le pratiche formative nei territori, nelle categorie, nei servizi della Cgil: non possiamo più delegare. Per questo torna a essere oggetto di lavoro e investimenti, a partire dalla centralità tema risorse: economiche, di tempo, di persone dedicate alla formazione. Sullo '0,30' versato dalle strutture della Cgil e la necessità di formazione dei dipendenti e dei collaboratori della nostre organizzazioni siamo già intervenuti (vedi la relazione di Moulay El Akkioui). Il direttivo della Cgil ha deciso di deliberare uno stanziamento di 350.000 euro nel bilancio 2016 per sostenere questo progetto. Queste risorse, in una logica di cofinanziamento, permetteranno di estendere le attività formative, condivise e progettate insieme.

Per farlo bisogna intervenire sulla domanda (analisi fabbisogno, coerenza col progetto di trasformazione organizzativa della Cgil) e sull'offerta (corsi di base, specialistici, personalizzati, corsi legati all'acquisizione di ruoli nell'organizzazione secondo il principio del diritto/dovere alla formazione). Abbiamo deciso di farlo assieme in una logica di condivisione. Per questo abbiamo definito un percorso impegnativo e innovativo di comunicazione della nostra attività formativa. A partire dal nuovo sito della Cgil per un percorso condiviso di costruzione di uno strumento utile: tutte le offerte formative di tutti i territori, le categorie, i servizi, Etui. Si potrà trovare il programma, le date e l'indirizzo a cui chiedere informazioni o iscriversi al corso.

La formazione sindacale riguarderà: i segretari generali e organizzativi delle Camere del Lavoro; i dirigenti e i funzionari, spesso con percorsi differenti dal passato sotto il profilo delle identità, della scolarizzazione e delle competenze; i delegati e le delegate, distinguendo tra stock (il totale) e flussi (i nuovi). In molti casi già facciamo la formazione ai nuovi delegati o nuovi dirigenti. Bisogna estendere e renderla normale attività e un'opportunità per tutti/e. Chi la farà? Non abbiamo intenzione di centralizzare le attività formative. Peraltro non abbiamo le risorse (soldi e persone) per farlo. Non riapriremo Ariccia, anche perché quel modello non è ripetibile le differenze tra gli anni '60 e oggi sono molte, anche dal punto di vista della pluralità delle agenzie formative. Serve piuttosto un ruolo di coordinamento di tutte le realtà formative, partendo dal censimento e dalla valorizzazione di quel che già facciamo. In una logica di estensione della formazione nei luoghi dove non ne facciamo e nella qualità.

Nei prossimi mesi, oltre al censimento, faremo il Piano formativo nazionale, l'Albo dei formatori, tutor esterni e interni, nel tentativo di definire regole condivise. Un nuovo lavoro di relazione con le Università e i centri di ricerca (nuovi Atenei, docenti giovani e con orientamenti ed esperienze plurali), il monitoraggio delle attività formative. Il primo obiettivo è ricostruire il ciclo della formazione. i corsi della Cgil sono belli, riconoscibili (chi ha lavorato prima di noi ha lavorato bene). Come si può migliorare? Con la formazione a distanza, non sostituiva ma preziosa. Il taglio delle risorse (e dei permessi) ci impone di guardarla con maggiore attenzione (es, Etui, Funzione Pubblica, sperimentazioni in molte Categorie e in alcuni territori). Con l'analisi del fabbisogno/censimento, la progettazione condivisa e personalizzata, la costruzione della platea (anche con logiche confederali e solidali), la certificazione della partecipazione, i libretti formativi, la certificazione delle competenze. Abbiamo votato alla Conferenza d'Organizzazione che la valorizzazione delle competenze deve essere uno dei criteri fondativi dei percorsi di crescita delle persone in Cgil: bisogna provarci, a partire dall'estensione della formazione.

Per questo siamo partiti dal seminario delle persone che la formazione l'hanno fatta, la fanno, la faranno: per raccontarci le esperienze, condividere un metodo e un percorso. Quale formazione serve? intenzionale. Non basta quell'insieme di conoscenze e di apprendimenti sul campo, una sorta di formazione “naturale” legata all'esercizio del ruolo e spesso tramandata o acquisita con la pratica; di parte, perché noi siamo di parte (anche se non vogliamo fare un partito. Anzi in una stagione di indebolimento, sfarinamento e opacità della politica insistere sulla nostra autonomia e sulla necessità di valorizzare il lavoro è decisivo; per adulti, quindi complicata. Anche perché la scolarizzazione, l'articolazione, la domanda di formazione sono molto diverse dal passato; composita, perché le domande sono sempre più articolate e complesse.

La Cgil è una rete, una realtà complessa. Partiamo quindi dalla necessità di estendere la formazione e condividere le esperienze. Passare da una rete a un sistema di formazione, razionalizzare le attività formative, aumentare le risorse impiegate (la Cgil nazionale ha deciso di farlo), aumentare i corsi e le attività formative, avendo cura di garantire un'estensione anche territoriale, per costruire infrastrutture ed esperienze formative ovunque. Da rete a sistema anche con un nuovo rapporto con l'Etui (scheda): è già aumentato il numero di italiani che partecipa ai loro corsi (bollettino con un mese di anticipo sulle attività europee sul Taccuino), coordina Monica Ceremigna. Per la prima volta nel catalogo Etui c'è un corso proposto dalla Cgil (legalità, qualità del lavoro e della democrazia). Estendere le pratiche Etui alla nostra normale attività formativa (contenuti, metodi, risorse), una partnership strategica come deciso al congresso Ces di Parigi. Noi potremmo essere uno dei primi casi.

La fase di unificazione e riorganizzazione delle nostre attività formative di ricerca nella Fondazione Di Vittorio che già costituisce contemporaneamente un importante nodo della rete e supporto delle attività di molte strutture, a partire dalla Cgil nazionale, un presidio di innovazione e competenza, sono parte di questo processo di cambiamento. Ma intanto partiamo da noi: analisi del ciclo, economie di scala e reinvestimento delle risorse risparmiate nel sistema formativo. Innovazione/sperimentazione. Condivisone: non solo tra di noi ma con tutta l'Organizzazione. Per questo abbiamo immaginato canali nuovi e dedicati anche sul sito della Cgil e su RadioArticolo1: dateci una mano. Raccontiamo (pdf) quello che stiamo facendo.

Nei prossimi mesi il direttivo della Cgil indicherà il coordinamento della formazione, organo elettivo (a regime di emanazione congressuale) che deciderà le politiche formative e voterà il piano formativo. Altra cosa dal Coordinamento dei Formatori, più tecnico/specialistico, che immaginiamo di riunire in modo collegiale una/due volte l'anno e privilegiare un lavoro di condivisione costante attraverso le attività informative/comunicative.