Invitata dall'assciazione torinese Terra del Fuoco, che da dieci anni organizza inziative e viaggi per gli studenti delle scuole medie superiori e dell'università nei luoghi dell'Olocausto, una delegazione della Cgil guidata dal segretario generale Susanna Camusso ha partecipato nei giorni scorsi a un Treno della Memoria verso Birkenau e Auschwitz. Viaggi che non sono visite, ma veri e propri percorsi di comprensione e analisi, con momenti di confronto e discussione tra i partecipanti.

Ogni anno Terra del Fuoco sceglie un tema per le proprie iniziative e quest'anno, l'anno del JobsAct, dei dati mai così gravi sulla disoccupazione soprattutto giovanile, e della speranza di riuscire a venir fuori dalla crisi, il tema scelto è stato il Lavoro. Il lavoro come impegno, diritto, come elemento fondante della Repubblica italiana.

Quelli di Terra del Fuoco – 25mila nei dieci anni di attività quelli che hanno partecipato ai Treni-, sono ragazzi impegnati e attivi che si interrogano e cercano di capire non solo il passato, ma anche cosa sarà del loro futuro. “Non dobbiamo dimenticare che l'avvento del partito nazioalsocialista in Germania fu la reazione alla Crisi del '29 che mise in ginocchio l'economia mondiale e soprattutto quella tedesca. Ci siamo quindi chiesti che relazione c'è tra lavoro e diritti, tra crisi e guerra. E la Cgil con la sua storia di impegno per la democrazia oltre che per il lavoro ci sono sembrati l'interlocutore giusto per questo percorso”, ci ha spiegato Oliviero Alotto, presidente di Terra del Fuoco.

Il quarto viaggio di quest'anno ha coinvolto 500 studenti di tutta Italia e ha fatto tappa ai campi di Birkenau e Auschwitz, e a Cracovia dove con una cerimonia corale in piazza si è ricordata la “liquidazione del ghetto”. Era il 5 marzo del 1943 quando tutti gli abitanti del Ghetto di Cracovia, tra i più grandi d'Europa, vennero deportati nei vicini campi di sterminio o sommariamente giustiziati.

“La memoria va coltivata, alimentata, sostenuta perché col tempo i ricordi sbadiscono insieme alle immagini e, con loro, anche l'orrore. Che poi è un orrore nato dalla banalità del male, come ci ha spiegato Hanna Arendt. E allora – osserva Susanna Camusso -, bisogna tenere vigili le coscienze, non dimenticare che l'unico argine possibile è l'impegno, la presenza, la consapevolezza. Ed è per questo che la Cgil è attivamente impegnata nelle iniziative che alimentano la memoria, la conoscenza e la presa di coscienza ”.

“Il nesso tra memoria e sindacato, poi, è naturale. Fare sindacato significa scegliere da che parte stare, difendere i diritti, la parte più debole, quella che può essere licenziata anche solo perché diversa. E non è un caso che tanti dirigenti sindacali, così come tanti iscritti, fossero partigiani o direttamente impegnati a combattare per la libertà, per la democrazia. Così come non è un caso che i primi moti di ribellione e contrasto al fascismo nacquero nelle fabbriche, dalle rivendicazioni del lavoratori, nel '43 e nel '44. Lavoro significa diritti, libertà, dignità. Oggi – prosegue Camusso -, le nuove regole sul lavoro, che non solo in Italia, ma più in generale in Europa vengono presentate come soluzione alla crisi, stanno rimettendo in discussione tutte le conquiste di civilità e di dignità dei lavoratori fatte dal dopoguerra ad oggi. Ma la soluzione non è il ridimensionamento dei diritti o il rendere più facile licenziare, anche ingiustamente, qualcuno. Al contrario, quei diritti vanno riconsciuti a chi non li ha e i comportamenti illegittimi vanno sanzionati. Per questo il JobsAct si muove nella direzione sbagliata. Non è alimentando l'incertezza che il Paese può ripartire e praticando l'austerità, come insegna la storia, che l'Europa può trovare la strada per risollevarsi ”.