Lo stabilimento Ilva di Genova è stato occupato. Lo ha deciso per alzata di mano l'assemblea dei lavoratori convocata questa mattina (25 gennaio) da Fiom e Failms. Gli operai sono scesi in strada con i mezzi e stanno al momento occupando la rotonda che si trova tra la strada Guido Rossa e il terminal Spinelli a Cornigliano.

A motivare la protesta è il mancato rispetto dell'accordo di programma del 2005 che garantiva il mantenimento dei livelli occupazionali e continuità di reddito per i dipendenti dell'azienda.

“I lavoratori hanno votato l'assemblea permanente in fabbrica a tempo indeterminato, quindi sono fermi tutti gli impianti”, spiega ad Askanews il segretario della Fiom genovese, Bruno Manganaro: “Siamo usciti in strada per chiedere un incontro vero con il governo alla presenza di un ministro e non con dei tecnici come ci stanno annunciando i fax e le lettere di queste ore”.

“Chiediamo – ha sottolineato Manganaro – il rispetto dell'accordo di programma, ma sappiamo che il governo non lo vuol rispettare perché c'è la procedura di vendita. Il messaggio che manda è che nella procedura di vendita vuole avere le mani libere, non vuole creare nessun vincolo ai privati. Lo sta facendo con noi, ma lo farà anche a Taranto e a Novi Ligure, quindi spero che anche i lavoratori di Taranto e Novi capiscano che ci stanno prendendo in giro”.

“L'iniziativa di Genova promossa dalla Fiom si pone l'obiettivo, peraltro condiviso dalle Istituzioni locali – Regione, Comune e Provincia – di riaffermare la validità dell'accordo di programma come elemento di tutela dell'attuale livello occupazionale di Genova, che rischia di essere messo in discussione dal bando di vendita che non fa riferimento agli attuali livelli occupazionali. Una necessità che deve valere sia per Genova che per Taranto e per tutti i siti attuali del gruppo”. Lo afferma in una nota Rosario Rappa, segretario nazionale della Fiom Cgil.

Le tute blu Cgil “auspicano e sollecitano un'iniziativa unitaria di tutto il gruppo Ilva, sia per salvaguardare l'occupazione, diretta e di tutto l'indotto – che non può pagare il prezzo dell'operazione – sia per rivendicare il mantenimento delle normative e dei livelli retributivi dei contratti di solidarietà in vigore prima del Jobs Act. Così come già chiesto unitariamente – conclude Rappa – è necessario e urgente un incontro presso la presidenza del Consiglio dei ministri”.

ultimo aggiornamento ore 13.34