Se il governo vuole smantellare la legge sul caporalato sarà scontro totale con i sindacati. Questa la posizione di Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil, esposta nella conferenza stampa di stamani (23 luglio) che ha illustrato la mobilitazione nazionale da martedì 24 a giovedì 26 luglio, per ribadire il no ai voucher e la necessità di mantenere intatta la legge 199. Uno scontro che sarebbe inevitabile, perché smontare il testo legislativo “significherebbe condannare un intero settore allo sfruttamento e all'abuso”. Lo ha affermato il segretario generale della Flai, Ivana Galli. “La legge ha 19 mesi di vita – ha spiegato –, quindi è recente. La parte repressiva è quella che è entrata subito in vigore, mentre la parte preventiva deve ancora essere attuata, ma c'è bisogno della volontà dei soggetti istituzionali deputati ad applicarla. Soprattutto per l'incontro tra domanda e offerta presso le sezioni territoriali della Rete del lavoro agricolo di qualità”.

Secondo Galli “è una vergogna pensare di ridurre la precarietà con norme ad hoc sul lavoro a tempo determinato e sul lavoro somministrato e, contemporaneamente, ampliare l'utilizzo dei voucher rispetto a quanto già previsto dalla normativa”. Ancora più grave, a suo avviso, sarebbe “in un settore nel quale il 90% dell'occupazione, pari a 909 mila persone, è stagionale e a chiamata”.

Un capitolo archiviato, almeno così lo consideravano i sindacati, vista l’abolizione attuata dal governo Gentiloni con un decreto legge del marzo 2017. E invece no: il nuovo esecutivo vuole reintrodurre i voucher. Riparte dunque la mobilitazione, con la protesta di tre giorni in occasione della discussione in Parlamento del cosiddetto “decreto dignità”, contro la reintroduzione dei buoni lavoro.

“I voucher in agricoltura esistono già e sono disciplinati con limiti ben definiti”, spiegano in una nota Galli insieme ai segretari generali di Fai (Onofrio Rota) e Uila (Stefano Mantegazza): “Abbiamo deciso di mobilitarci e presidiare la Camera, nei giorni di discussione del decreto, per impedire che si torni a un sistema penalizzante per i lavoratori, la legalità e la tracciabilità”. Per Galli, Rota e Mantegazza “è inaccettabile pensare di ridurre la precarietà con norme ad hoc sul lavoro a tempo determinato e sul lavoro somministrato e, contemporaneamente, ampliare l’utilizzo dei voucher rispetto a quanto già previsto dalla normativa, in un settore nel quale il 90 per cento dell’occupazione è stagionale e a chiamata”.

I voucher in agricoltura, ricordano i sindacati, sono già disciplinati dalla legge 96/2017, che individua le aziende che possono utilizzarli e i prestatori d’opera che possono fruirne, indicando gli importi orari e le modalità con cui agricoltori e imprese possono accendere questo rapporto di lavoro a chiamata. “Da quando la legge ha introdotto trasparenza, attraverso un sistema telematico di gestione, l’utilizzo dei voucher è sceso in maniera drastica e, guarda caso, sono aumentate le giornate di lavoro dipendente retribuite regolarmente dalle aziende”, concludono Flai, Fai e Uila: “Non siamo disponibili a tornare indietro, a quando i voucher venivano utilizzati da troppe aziende come salvacondotto da mostrare in caso di ispezioni in azienda”.

Ivana Galli, segretario generale della Flai, insiste sulla “inutilità” della reintroduzione. “In agricoltura i voucher già ci sono e possono essere utilizzati a favore di pensionati, studenti e disoccupati per un tetto massimo di 5 mila euro annui. Quindi non capiamo cosa si voglia reintrodurre”, spiega l’esponente sindacale: “Forse si vuole negare la stagionalità come elemento strutturale del lavoro agricolo e pagare tutti coloro che sono impiegati nelle campagne di raccolta con i voucher? In questo modo si cancella il lavoro agricolo, fino a farlo diventare un ‘non lavoro’, senza diritti, senza applicazione dei contratti e senza contributi previdenziali”.

Il segretario Flai sottolinea che “per le campagne di raccolta che stanno per iniziare, con il ccnl dei lavoratori agricoli appena sottoscritto e i contratti provinciali, ci sono tutti gli strumenti per assumere i lavoratori, seguendo le regole e venendo anche incontro alle imprese in termini di flessibilità”. Per Galli, dunque, considerando “che in agricoltura si assume anche a giornata, ci sono tutti gli strumenti contrattuali per affrontare le campagne estive di raccolta. Prima di pensare a cambiamenti poco chiari, chiediamo a questo governo e ai suoi ministri di far funzionare le norme esistenti”.

Sul tema della possibile reintroduzione dei voucher è intervenuto anche il segretario confederale della Cgil Tania Scacchetti. “Se così fosse, sarebbe una decisione vergognosa, profondamente in contraddizione con la volontà, affermata in questi giorni dal governo, di porre argini alla precarietà”, spiega l'esponente sindacale. “Assistiamo a una discussione paradossale: i voucher esistono ancora. L'unica necessità che s'intravede dietro tale decisione è quella di una riduzione dei costi per le imprese fatta sulla pelle dei lavoratori e sui loro diritti”, aggiunge Scacchetti: “Se invece l'obiettivo, come dichiarato, è quello di rilanciare l'economia e le nostre aree agricole e turistiche, allora l'unica strada possibile è partire dalla valorizzazione del lavoro, quello contrattualizzato che già oggi garantisce la flessibilità richiesta dalle imprese”.