“Arcelor Mittal ha riconosciuto la legittimità dell'Accordo di programma del 2005, che per noi significa riconoscere la piena occupazione dei 1.500 lavoratori, senza esuberi”. Così il segretario generale della Fiom Cgil Francesca Re David ha commentato il “tavolo tecnico” di oggi (mercoledì 17 gennaio) a Roma sullo stabilimento Ilva di Genova Cornigliano, che si è tenuto presso il ministero dello Sviluppo economico. L’Accordo prevede, a fronte della chiusura degli impianti a caldo per motivi ambientali, nuovi investimenti, il mantenimento dei livelli occupazionali e la concessione di aree demaniali all’azienda. “La piena occupazione va riferita non solo a Genova, ma alla vertenza in generale” ha poi aggiunto Re David, precisando che “la trattativa comunque va avanti e dovrà essere approfondita”.

Il confronto con il nuovo acquirente (Am Investco) proseguirà martedì 23 e mercoledì 24 gennaio con il tavolo tecnico su Taranto, mentre martedì 30 e mercoledì 31 gennaio sarà il turno del piano per Genova, Novi e Racconigi. In febbraio, inoltre, è già previsto un nuovo vertice come quello odierno, che ci si augura possa essere conclusivo. La discussione di oggi, precisa una nota della Fiom Cgil genovese, si è concentrata soprattutto sulla concessione di aree demaniali all'azienda: “Su nostra sollecitazione è stato posto al tavolo il rapporto meccanico che vi è tra aree in concessione e occupati. Anche il ministro Carlo Calenda, che ha sottolineato la piena validità dell'accordo e il suo totale riconoscimento da parte del governo, ha sostenuto questo automatismo”. Il prossimo incontro tra Arcelor Mittal e i rappresentanti di Comune di Genova e Regione Liguria, conclude il comunicato, dovrà “affrontare proprio questo nodo che il gruppo non ha pienamente sciolto nell'incontro di oggi. Il nostro obiettivo è nessun esubero”.

L'incontro odierno segue il vertice istituzionale del 10 gennaio scorso, che aveva avuto carattere interlocutorio. “Da febbraio sarà necessario avviare sul serio un confronto che al momento è ancora in fase preliminare” aveva commentato il segretario generale Fiom Cgil nazionale Francesca Re David, ricordando che per il sindacato “la condizione irrinunciabile per qualunque ipotesi di accordo è l'assunzione di tutti i lavoratori attualmente in carico all'Ilva da parte di Arcelor Mittal, mantenendo gli attuali livelli retributivi e i diritti acquisiti. Nessuno pensi di lasciare il tema degli esuberi in fondo, o di affrontarlo in breve tempo”. In ogni caso, per potersi concludere il negoziato “necessita di una soluzione positiva del conflitto istituzionale apertosi e della decisione dell'Antitrust europeo. Nel frattempo, però, è necessario che i commissari mantengano l'operatività gli impianti e il mercato dell'industria dell'acciaio”.

Ma la soluzione positiva del conflitto istituzionale ancora non si vede. I ricorsi al Dpcm Ilva del 29 settembre 2017 (che contiene il piano ambientale per l’impianto siderurgico) presentati al Tar da Regione Puglia e Comune di Taranto sono ancora in piedi. Mercoledì 3 gennaio il governo ha inviato a tutte le parti coinvolte un protocollo d’intesa sulla parte ambientale, allo scopo di superare il conflitto aperto con i ricorsi: uno schema “con impegni cogenti – si legge nella premessa – che verranno trasfusi in obbligazioni contrattuali tra Am Investco e amministrazione straordinaria”. Il documento è stato però bocciato da Regione e Comune, che il 10 gennaio scorso hanno inviato al governo a propria volta una proposta per un Accordo di programma per Taranto, legando il ritiro dei ricorsi all’accettazione del loro documento. Il braccio di ferro, dunque, per ora continua.

"Il sindacato è assolutamente escluso dall'ipotesi di Accordo di programma. Cosa del tutto inusuale, trattandosi di materia con ricadute sul lavoro, benché finalizzato prevalentemente alle tematiche ambientali e di tutela della salute". A dirlo è il segretario generale della Cgil di Taranto Paolo Peluso, ritenendo "deludente" la bozza di Accordo di programma inviata dagli enti locali a integrazione del Dpcm che contiene il piano ambientale dell'Ilva e contro il quale Regione e Comune hanno presentato ricorso al Tar. "Nel documento non c'è alcun riferimento - aggiunge Peluso - alla tutela e alla garanzia per i lavoratori che si sono insinuati al passivo nella procedura di liquidazione di Ilva spa, ma solo per le imprese, peraltro con proposta di soluzioni transattive extra ordinem. Come manca un chiaro riferimento alla tutela dei lavoratori in appalto, per i quali sia a livello nazionale, nell'ambito della trattativa nazionale, sia a livello locale, nell'ambito del tavolo del Contratto istituzionale di sviluppo, le organizzazioni sindacali avevano più volte posto in termini di adozione della clausola sociale".

La seconda ragione per la quale la proposta di Regione e Comune non convince è che "vengono proposte soluzioni tecnologiche alternative, addirittura sull'utilizzo del gas per la ripartenza dell'Afo5. "Posta la necessità di dimostrare - chiarisce il segretario della Cgil - che ciò sia realmente possibile, e su questo attendiamo, ad esempio, il piano infrastrutturale di interventi proposto dalla Regione per l'arrivo del gas direttamente sotto l'Ilva, ci meraviglia anche in questo caso l'esclusione dei rappresentanti dei lavoratori, non fosse altro per le ricadute in termini di ricadute occupazionali e, quindi, da valutarsi all'interno della trattativa complessiva con Arcelor Mittal Investco". Terzo motivo di doglianza è legato al fatto che "ci troviamo di fronte a un'ipotesi di Accordo di programma - conclude Peluso - macchinosa sul piano burocratico, che raddoppia organismi di controllo, di fatto però diluendo le responsabilità su un aspetto dirimente come quello della salute".