"Di certo, non si può restare non coinvolti emotivamente dal dramma delle tante famiglie abitanti di quelle città invisibili, sorte dal nulla a Napoli, come a Ischia e nell’intero hinterland. Eppure, vorremmo che, anche nella nostra provincia, ognuno per la sua parte guardasse e ragionasse finalmente e seriamente del futuro". È quanto sostiene il segretario della Fillea di Napoli, Ciro Nappo.

"Il grave e sempre più allarmante rischio idrogeologico con cui siamo ora tutti costretti a dover fare i conti a Napoli e nell’intera provincia, è indubbiamente, e in buona parte, figlio dell’azione dell’uomo e delle stesse istituzioni che hanno consentito, avallato e spesso incentivato, continue modifiche del territorio. In tal modo, si è consentito, da un lato, all’incremento esponenziale delle possibilità di accadimento dei fenomeni e, dall’altro, all’aumento della presenza di beni e di persone in zone dove tali eventi erano altamente prevedibili, e dove poi si sono poi immancabilmente manifestati, con effetti, a volte, addirittura catastrofici", contnua il dirigente sindacale.

"L’abbandono dei terreni montani, il continuo diboscamento, gli incendi boschivi, le numerose piste montane, l’uso di tecniche agricole invasive e poco rispettose del territorio, la trasformazione degli alvei in strade, l’abusivismo edilizio, l’eccessiva espansione urbanistica, con l'impermeabilizzazione dei suoli e altro, sono le principali cause che hanno aggravato il dissesto. Le amministrazioni giungano finalmente a dotarsi di quei piani urbanistici di programmazione del territorio, necessari per la sua salvaguardia, e siano poi effettivamente conseguenti e coerenti con gli stessi, senza ma e senza se", aggiunge Nappo.

La Fillea, ricorda il sindacalista, è "presente sul territorio e vede i suoi dirigenti impegnati in una quotidiana attività di ascolto dei suoi iscritti, sente ancora più forte il pericolo che la risposta delle istituzioni, del mondo imprenditoriale e delle forze sociali venga condizionata dall'esigenza di misure tampone, e che non sbocchi invece in quel ciclo virtuoso che può restituire, nella fruizione di tutti e nel rispetto delle regole e della legalità, un territorio non devastato, un lavoro in sicurezza alle maestranze edili - l’abusivismo edilizio è quello che più contribuisce a far impennare le statistiche degli infortuni sul lavoro, in particolare di quelli mortali -, un'economia non condizionata dalla camorra e capace di essere volano per uno sviluppo esponenziale, abitazioni e strutture ecocompatibili e sufficienti per una risposta adeguata alla domanda, un'imprenditoria che può crescere in un mercato non drogato dall'illegalità e dall’egoismo frutto della irresponsabilità. Come sindacato, chiediamo che ci si ritrovi tutti a riflettere seriamente e concretamente sull'urgenza di misure che ridiano sicurezza al territorio e dignità al lavoro".