Sara Moutmir, delegata Flai Cgil e bracciante agricola di Salerno, chiude gli interventi alla conferenza prima della relazione di Susanna Camusso. Moutmir esordisce ricordando i nomi degli lavoratori morti nei campi la scorsa estate: “4 euro l’ora, sveglia all’alba, dieci ore in serra, sotto lo sguardo di un caporale che non dà aiuto. Perché il lavoro è questo e queste sono le condizioni, ma queste non sono e non devono essere le condizioni di lavoro e noi lo denunciamo da anni”. 

La Flai sta facendo un importante lavoro sul territorio: “Coi nostri camper, le nostre macchine, a volte anche in bicicletta, andiamo dove i lavoratori vengono ingaggiati dai caporali al prezzo più basso. Ci rechiamo sul territorio, incontriamo i lavoratori, forniamo materiale in diverse lingue, ci facciamo conoscere e diventiamo punti di riferimento. Così abbiamo avvicinato moltissimi lavoratori. Così si può fare del sindacato un vero punto di riferimento. Diamo sostegno e coraggio a lavoratori che non vogliono sentirsi soli”.

“Abbiamo ottenuto diverse misure - ricorda Moutmir -, ma c’è ancora molto da fare per sconfiggere i caporali e lo sfruttamento che coinvolgono tutti i lavoratori, da nord a sud, stranieri e italiani”. Ora che caporalato e intermediazioni illecita sono riconosciuti come reati, la Flai chiede nuove norme: “Sostegno e tutela ai lavoratori che denunciano, e sanzioni alle aziende che si rivolgono ai caporali". 

Grazie al lavoro svolto sul territorio, come ad esempio nella Piana del Sele in provincia di Salerno, grazie alla “denuncia dettagliata dei meccanismi della schiavitù e del caporalato”, la Flai è diventata un punto di riferimento per migliaia di migranti. “Le nostre sedi sono multietniche e multicolore”, conclude Moutmir, che poi ricorda di vivere in Italia dall’età di sette anni, “ma non ho ancora la cittadinanza italiana. Non posso votare. Però c’è un posto dove non esistono distinzioni di razza e cittadinanza, ed è qui nella Cgil”.