I metalmeccanici tornano nelle piazze italiane per chiedere il contratto. Oggi (9 giugno) è il primo giorno dello sciopero generale di 8 ore proclamato da Fiom, Fim e Uilm a sostegno della vertenza per il rinnovo del contratto nazionale. Domani (10 giugno) e il 15 giugno sono le altre date della protesta che si articola a livello regionale, sul territorio e nei luoghi di lavoro. Oggi si asterranno dal lavoro Piemonte, Valle d'Aosta, Lombardia, Veneto, Abruzzo e Molise. Il 10 giugno toccherà a Liguria, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Lazio, Campania, Puglia e Basilicata. Mercoledì 15 giugno sarà la volta di Sicilia, Sardegna e Calabria.

I leader sindacali sono impegnati in prima persona: il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, conclude oggi la manifestazione di Vicenza, il 10 quella di Bari e il 15 quella di Palermo. Marco Bentivogli (Fim) chiude oggi l'iniziativa di Milano, il 10 quella di Bologna e il 15 quella di Cagliari. Rocco Palombella (Uilm), parla alla manifestazione di Torino, domani a quella di Napoli e il 15 a Catanzaro.

Le tute blu hanno proclamato lo stop dopo l'incontro del 24 maggio, in cui le associazioni datoriali non hanno modificato di un millimetro la loro posizione. Dopo sette mesi di trattativa, Federmeccanica conferma la proposta del salario di garanzia: la sua introduzione esclude dagli aumenti il 95% dei metalmeccanici. Come unica (ma insufficiente) condizione, le aziende hanno annunciato la disponibilità a implementare il modello contrattuale nell'arco di tre anni e non più con inizio immediato. I sindacati, al contrario, sostengono il mantenimento del doppio livello e ritengono centrale il ruolo del contratto nazionale come strumento di tutela del salario.

Nell'ipotesi delle imprese, spiegano le sigle di categoria, "il ccnl non riconosce più alcun aumento salariale alla stragrande maggioranza dei lavoratori e, addirittura, si penalizza chi in questi anni ha svolto la contrattazione nei luoghi di lavoro". Maurizio Landini, in un'intervista ieri a RadioArticolo1, ha confermato l'impossibilità di un'intesa a queste condizioni: "Di sicuro noi non saremo quelli che, con la loro firma, cancelleranno il contratto nazionale".

Anche gli approfondimenti tra le parti svolti sui testi relativi a tutte le tematiche, nell'arco di quattro sedute (10, 11, 16 e 17 maggio) non hanno prodotto "avanzamenti sostanziali" delle posizioni di Federmeccanica e Assistal. Di fronte a tale scenario, Fiom, Fim e Uilm ritengono che “non ci sia più tempo da perdere ed è necessario intensificare la mobilitazione con iniziative nei luoghi di lavoro e sul territorio. Questa è la condizione per far cambiare idea alle controparti e sostenere finalmente lo svolgimento di una vera trattativa per realizzare un buon contratto nazionale per tutte le lavoratrici e i lavoratori metalmeccanici".