Continuano gli attivi regionali di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil in vista dello sciopero generale di quattro ore dei metalmeccanici del 20 aprile a sostegno della vertenza per il contratto nazionale Federmeccanica e Assistal. Oggi (giovedì 7 aprile) è il turno della Lombardia e dell'Umbria. Per la prima l'appuntamento è a Milano alle ore 11.30 presso il Teatro Carcano (corso di Porta Romana 63): sono presenti i segretari generali Maurizio Landini (Fiom), Marco Bentivogli (Fim) e Rocco Palombelli (Uilm). Per la secondo ci si ritrova alle 9.30 a Todi (Perugia) presso l’Hotel Europalace, partecipano Michela Spera (segretaria nazionale Fiom Cgil), Ferdinando Uliano (segretario nazionale Fim Cisl) ed Eros Panicale (segretario nazionale Uilm Uil). Il prossimo attivo è previsto per domani (venerdì 8 aprile) a Bari, con inizio fissato per le ore 9,30 presso l’Auditorium Spazio 7 (entrata Monumentale) della Fiera del Levante, sempre alla presenza dei tre segretari generali.

Contratto, parte per la volata per lo sciopero
Attivi unitari, 8 aprile appuntamento a Bari

La trattativa per il rinnovo è in una fase di stallo. Gli industriali sono infatti arroccati su posizioni che, nei fatti, nega il doppio livello di contrattazione (nazionale e decentrato) e prevede un meccanismo di erogazione degli aumenti salariali che esclude il 95 per cento dei lavoratori. Una posizione inaccettabile, che ha ricompattato la protesta dei sindacati (era dal 2008 che non si svolgevano attivi unitari), i quali chiedono “un contratto collettivo che garantisca il reale potere di acquisto del salario, qualifichi le relazioni industriali, estenda la contrattazione di secondo livello, migliori le condizioni di lavoro, tuteli tutte le forme di lavoro, faccia ripartire gli investimenti e una nuova politica industriale”.

La proposta fatta finora da Federmeccanica, spiega il segretario generale Fiom Cgil Maurizio Landini, va “oltre il contratto nazionale, quando propone che gli aumenti li dia il contratto aziendale, mentre quello nazionale li dà solo al 5 per cento della categoria. Non esisterebbe più il contratto nazionale, mentre la storia dell'Italia dice che ci vogliono due livelli contrattuali: quello nazionale che vale per tutti, anche perché la maggioranza delle persone lavora in piccole imprese, dove non sempre c'è un'organizzazione sindacale, e la contrattazione aziendale, che si deve aggiungere al contratto nazionale, non essere sostitutiva”. Su questo punto sindacati e imprese hanno registrato una differenza profonda: “Dopo più di 13 incontri di trattativa – conclude Landini – Federmeccanica non ha modificato la propria posizione e noi abbiamo proclamato lo sciopero, perché siamo sicuri che i lavoratori staranno dalla nostra parte e sosterranno la proposta di avere un contratto nazionale degno di questo nome”.