Non c’è pace per i lavoratori della Melegatti di San Giovanni Lupatoto e San Martino Buon Albergo (Verona). La crisi, iniziata nell’ottobre scorso e attraversata in questi mesi da turbolenze di ogni genere, a fine anno sembrava in via di soluzione. Purtroppo non è così: ecco, allora, che i 70 lavoratori della storica azienda dolciaria che ben 124 anni fa “inventò” il pandoro devono di nuovo scendere in sciopero. Lo stop, indetto da Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil, inizia oggi (venerdì 26 gennaio), e sarà a oltranza. Nel frattempo, Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil hanno già presentato alla Regione Veneto la richiesta di un’immediata convocazione.

A motivare la nuova mobilitazione è il mancato conseguimento (almeno finora) dell’accordo tra il fondo maltese Abalone e i vertici aziendali, intesa che aveva permesso a fine anno all’impresa dolciaria la continuità produttiva. “Le ragioni alla base della protesta – spiegano i sindacati – hanno a che vedere con il blocco della campagna produttiva pasquale, le mancate garanzie del pagamento degli stipendi e le posizioni assunte dall'amministratore delegato Emanuela Perazzoli, che non manca occasione per infierire sui suoi dipendenti, già provati dal disagio di questi ultimi mesi”.

Lo sciopero sarà a oltranza, e andrà avanti “fintanto che non saranno fornite rassicurazioni chiare e documentate dell'avvenuto accordo quadro tra i soci e il fondo maltese, o l'azienda non avrà trovato una soluzione alternativa sostenibile e credibile, che permetta la continuità produttiva e la procedura di ristrutturazione del debito”. L’intesa tra azienda e fondo Abalone aveva permesso il finanziamento della mini-campagna natalizia, e doveva – secondo gli accordi – sostenere, con 10 milioni di euro, anche quella pasquale, fondamentale per il rilancio della Melegatti.

La situazione è precipitata martedì 23 gennaio, dopo un incontro in Prefettura. “Se per la fine della settimana non ci saranno novità, il Tribunale sarà costretto a fare le proprie valutazioni” spiegano i sindacati, rimarcando che proprietà e fondo Abalone, la cui intesa aveva permesso la “campagna di Natale”, portando dunque una boccata d'ossigeno per la società, “non trovano un punto di convergenza che dia soddisfazione a entrambi”. E senza un accordo quadro, aggiungono, “non è garantita la copertura finanziaria per la campagna di Pasqua”. Cgil, Cisl e Uil veronesi, infine, sottolineano che nell’incontro “non sono state fornite risposte tranquillizzanti per il pagamento della retribuzione di gennaio”.