Più di 13 mila imprese italiane hanno subìto un provvedimento di sequestro, totale o parziale; di queste, oltre 2 mila sono ancora attive. Sono i dati che ha fornito uno studio di Infocamere – aggiornato a febbraio 2018 – presentato il 5 aprile durante l’iniziativa “Ripartiamo. Il recupero e il rilancio dei beni sequestrati”, organizzata dalla Filcams e dalla Cgil presso il Tempio di Adriano a Roma.

Dati significativi che mettono in evidenza una realtà importante, che si sta diffondendo in tutto il territorio italiano. Delle 2200 imprese attive, infatti, 372 sono in Sicilia, 362 nel Lazio, segue la Campania con 311, ma la quarta regione è la Lombardia con 267 attività.

Tra i settori più coinvolti, quelli rappresentati dalla Filcams: il commercio, sia all’ingrosso che al dettaglio, che rappresenta il 26,41% del totale, le attività di servizi e ristorazione, all’11,64%; particolarmente interessati anche il settore delle costruzioni, 12,18%, le attività immobiliari (9,82%) e le attività manifatturiere (8,64%).

Il contrasto alla criminalità organizzata, alle mafie e alla corruzione è una battaglia che ha avuto una svolta favorevole con l’approvazione della legge 161, il nuovo codice antimafia, approvato il 17 ottobre 2017. In particolare, l'assegnazione dell’attività a cooperative di lavoratori o a soggetti privati, che prima poteva avvenire solo dopo la confisca definitiva, è possibile ora fin dalla fase del sequestro, velocizzando così il rilancio dei beni sequestrati.

Il riutilizzo e il rilancio delle aziende sequestrate rappresenta uno straordinario strumento di contrasto al fenomeno mafioso”, ha affermato Maria Grazia Gabrielli segretaria generale della Filcams Cgil. “La mafia soffre quando le viene sottratto un bene, un patrimonio, una ricchezza, ma soffre e non sopporta ancor di più che quella ricchezza, che le è stata sottratta, sia riutilizzata in un circuito di legalità. Questa dunque è la sfida che abbiamo ancora davanti a noi”. “Le attività economiche e produttive simbolo del potere delle mafie, una volta sequestrate dallo Stato, devono essere in grado di divenire modelli di legalità economica, garantendo dignità e sicurezza alle lavoratrici e lavoratori coinvolti”, conclude la segretaria.

Il nostro percorso per affermare la cultura della legalità va avanti”, ha detto Giuseppe Massafra, segretario nazionale Cgil. “Si tratta di un impegno concreto che caratterizza il nostro ruolo di attore sociale che può operare in rete con i soggetti istituzionali, imprenditoriali e le altre realtà associative nell’azienda, per contrastare la criminalità organizzata. A partire dal tema delle aziende confiscate da rimettere nel circuito dell’economia legale”. “Siamo sempre stati convinti che il sequestro delle aziende ai mafiosi sia una delle azioni più importanti – prosegue Massafra – per sancire la vittoria dello Stato sulle mafie. Significa ripartire dall’affermazione di una cultura del lavoro come vero antidoto alla criminalità”.