“Siamo stati convocati mercoledì 8 novembre al ministero dello Sviluppo economico per discutere sul futuro della Lovato gas di Vicenza. Il gruppo Landi Renzo, proprietario dello stabilimento vicentino, dovrà chiarire, davanti a noi e alle istituzioni locali, quali saranno le sorti dell'azienda. Sono a rischio 67 posti di lavoro e il sostanziale smantellamento del sito produttivo, ma il piano industriale prevede 146 esuberi, comprendendo anche la sede di Reggio Emilia”. Lo dichiara in una nota Andrea Brunetti, della Fiom nazionale.

“La Lovato gas rischia di chiudere i battenti con la delocalizzazione delle attività produttive da Vicenza in Polonia e Iran. Decisione unilaterale che riteniamo inaccettabile, trattandosi peraltro di un’azienda che negli ultimi anni ha fatto segnare fatturati in attivo e innovazione tecnologica. Perciò, i lavoratori sono in sciopero e in presidio permanente davanti ai cancelli dell’azienda per impedire lo smantellamento delle linee di produzione. Dopo la chiusura a luglio dello stabilimento Omvl di Padova del gruppo Westport-Fuel System, competitor del gruppo Landi, l’annunciata chiusura della Lovato gas arriva come un ulteriore colpo basso alle prospettive occupazionali del settore dei carburanti alternativi", aggiunge il sindacalista. 

"Il comparto delle alimentazioni alternative, pur in assenza di sviluppo di ibrido ed elettrico, rappresenta per l’Italia un'eccellenza da preservare. Il 13,4 % delle nuove immatricolazioni, 200.000 veicoli ogni anno, ci pone al primo posto tra i paesi europei per veicoli a impianti con carburanti alternativi, gran parte dei quali proprio a gpl e metano, per un totale che, a tutt'oggi, rappresenta l’8% del parco circolante nel nostro Paese con oltre 3 milioni di veicoli in totale", precisa il dirigente sindacale.

"C'è tempo fino al 6 dicembre prossimo per salvare la Lovato gas. Auspichiamo che l'azienda riveda il piano industriale o che valuti eventuali cessioni del sito produttivo per la salvaguardia dell'occupazione e per fermare l'emorragia di aziende del settore dei carburanti alternativi. In un contesto così difficile, l'intervento del Mise dev'essere accompagnato da una politica industriale del Governo che dia ossigeno a questo settore, che può essere un punto di forza del nostro Paese, sia dal punto di vista produttivo che dal punto di vista delle politiche ambientali, in questa fase di transizione che porterà in futuro a un incremento sostanziale delle auto elettriche e ibride”, conclude l'esponente Cgil.