Il pubblico impiego è un capitolo a parte. Ai sindacati è piaciuta la lettera del ministro Patroni Griffi al Messaggero. Lo riporta Il Corriere della Sera, che scrive: “Il ministro della Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi segnala che il licenziamento per motivi economici non ‘può trovare applicazione nel pubblico’, in quanto in questi casi c'è ‘una disciplina ad hoc’: scatta, infatti, una serie di procedure ‘che portano alla mobilità dei lavoratori presso altre amministrazioni e alla eventuale collocazione in disponibilità con trattamento economico pari all'8o% dell'ultimo stipendio per due annualità’. La legge, insomma, esiste già e, quindi, la riforma del lavoro, per quel che riguarda l'articolo 18, non si deve estendere al pubblico impiego, dice in sostanza il ministro che sembra più che altro intenzionato a disinnescare una delle possibili forti ragioni di contestazione nel corso del dibattito parlamentare
sul provvedimento”.

L'appuntamento per chiarire la situazione, è, comunque, per domani, quando i sindacati dovrebbero incontrare Patroni Griffi a Palazzo Vidoni. “Quello del ministro ‘è stato un chiarimento opportuno’, hanno chiosato i responsabili di categoria di Cgil, Cisl, Uil, mentre tra gli economisti ha fatto sentire una voce dissonante Tito Boeri, per il quale le leggi che hanno introdotto e regolato i licenziamenti individuali nel settore pubblico prevedono che valga comunque lo stesso regime in vigore per i dipendenti privati. La riforma, ‘quindi, inevitabilmente coinvolge anche i lavoratori pubblici, a meno che venga scritto esplicitamente che non si applica a loro’. Ci vorrebbe insomma, per Boeri, ‘un dispositivo ad hoc’.