Finalmente qualcosa si muove per i 41 lavoratori della Ara Lazio, l’Associazione regionale degli allevatori che (per contro del ministero delle Politiche agricole) svolge i controlli funzionali su latte e carni, per i quali alla metà di aprile è stata avviata la procedura di licenziamenti collettivi. Mercoledì 10, infatti, è previsto un incontro ufficiale per affrontare la situazione. Dal novembre scorso l’associazione (nata nel 2014) è in una fase commissariale di liquidazione, conseguenza di una forte esposizione debitoria, pari a 2 milioni 400 mila euro, accumulata in appena tre anni. Una crisi che si è manifestata a partire dal dicembre 2016, con il blocco degli stipendi e dei rimborsi chilometrici per le ispezioni svolte con mezzi propri. Dall’annuncio dei licenziamenti è iniziato uno sciopero a oltranza che continua tuttora.

Nell’audizione di lunedì 8 maggio alla Regione Lazio, presso la Commissione Agricoltura, sindacati (Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil) e parti datoriali (Confederdia, Coldiretti e Confagricoltura) hanno rivendicato l'importanza dell’attività svolta dalla struttura, specialmente a tutela del consumatore, chiedendo l'istituzione di un tavolo “per costruire una nuova Ara, che nasca senza debiti, con una diversa governance, capace di assicurare i servizi agli allevatori garantendo le professionalità esistenti”. Le aziende agricole del Lazio, da parte loro, denunciano forti difficoltà sul tema dei controlli delle materie prime.

“Ora a pagare il prezzo più alto sono i lavoratori, mentre qualche dirigente cascherà in piedi” spiegano i sindacati: “Lo stesso dirigente che, invece di preoccuparsi di preparare le rendicontazioni per farsi dare gli 800 mila euro dalla Regione Lazio, se ne è lavato le mani. Per questi motivi riteniamo inaccettabili i licenziamenti”. La Regione, deputata al controllo e non alla gestione di Ara, ha quindi chiesto un confronto ufficiale con i vertici nazionali dell'Associazione allevatori (Aia), convocato appunto per mercoledì 10 maggio. Per lunedì 29 maggio, invece, è fissata una nuova audizione dei sindacati in Commissione Agricoltura.

La crisi del settore non riguarda solo il Lazio. A marzo l'Associazione regionale allevatori della Sicilia (Aras) ha chiuso i battenti, dopo che il Tribunale di Palermo ne ha decretato il fallimento. Fino al 2010 le contribuzioni pubbliche al settore ammontavano a circa 60 milioni di euro l'anno su scala nazionale. Aiuti di Stato dimezzati nel corso degli ultimi anni, con una conseguente profonda revisione della struttura associativa degli allevatori. Una dopo l'altra sono state infatti chiuse le associazioni provinciali (Apa), con la progressiva riduzione del numero degli addetti.