Avviare una riflessione comune nel settore degli appalti in Italia, in particolare sul tema sempre più essenziale della legalità. Questo il senso dell’iniziativa “La forza dell’agire comune tra appalti e legalità”, che si tiene domani (18 maggio) presso la Camera del lavoro di Modena dalle 9.30 alle 13.30, organizzata insieme da Filcams, Filt e Flai Cgil. È l'occasione per intavolare un primo confronto, per poi intraprendere un percorso di proposte concrete con il contributo dei tre sindacati di categoria. Dopo l'appuntamento i sindacalisti costituiranno dei focus group per affrontare i tempi principali: il confronto tra i diversi contratti nazionali, la contrattazione e l’azione sindacale di sito e di filiera, la regolarità e legalità negli appalti. 

L'idea di un'iniziativa nazionale a Modena, spiega lo stesso sindacato, viene dall’esperienza positiva che si è prodotta nel territorio con la vertenza della filiera della macellazione delle carni: azione che ha coinvolto sia i lavoratori alle dipendenze dirette dei macelli, sia quelli occupati negli appalti.

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La Filcams è da diversi anni impegnata per migliorare le condizioni di chi lavora nel settore degli appalti, in particolare per individuare regole condivise ed arginare le tante forme di illegalità, spiega il segretario nazionale Elisa Camellini, presentando la giornata. Stiamo parlando di “un lavoro precario per il basso numero di ore assegnate e la retribuzione non sufficiente ad un reale sostentamento - prosegue -. Un lavoro invisibile, mortificato dai continui tagli delle risorse e delle ore di lavoro, condizionato dai continui cambi appalto che peggiorano le condizioni di lavoro. L’iniziativa congiunta ha l’obiettivo di avviare un’azione comune per migliorare le tutele dei dipendenti del settore, iniziando un lavoro in sinergia che ci porterà alla presentazione di un 'protocollo di buone pratiche'".

Occorre rendere più agevole il lavoro comune delle categorie nelle filiere dei siti produttivi, secondo Marco Bermani, segretario nazionale della Flai, che conferma la costruzione di un protocollo di buone pratiche previsto per l'autunno. "L'esperienza locale nella filiera delle carni, con l’ennesimo caso di appalto a cooperative dove le condizioni di lavoro erano indecenti - racconta -, ha portato la Flai a cercare nuove vie, in sinergia con altre categorie, per dare certezza alla risoluzione dei bisogni dei lavoratori". Un primo importante passo, a suo avviso, "è far sì che le attività di ogni lavoratore siano riconosciute nel contratto di riferimento e vi sia legalità nella gestione dell'appalto. Negli appalti chiediamo più trasparenza nel sistema, stop alla terziarizzazione, agli appalti al massimo ribasso e affidamenti diretti solo a soggetti seri che riconoscano il lavoro dipendente e applichino condizioni di lavoro dignitose".

Bisogna chiudere la porta alle imprese "che pensano che, saltando da un contratto all'altro, si possano recuperare margini economici, a grave danno dei lavoratori”. A Modena dunque inizia un percorso: "Non ci fermeremo finché non vedremo eliminati tutti gli alibi per giustificare i trattamenti, al limite della riduzione in schiavitù, cui sono sottoposti in alcuni casi i lavoratori degli appalti. Flai, Filcams e Filt sono pronte a confrontarsi in ogni sede con le associazioni datoriali per chiedere il rispetto delle leggi e della Costituzione”.

Il segretario nazionale della Filt Cgil, Giulia Guida, ricorda la vicenda dell'azienda Castelfrigo: "Dopo una durissima vertenza sono stati riconosciuti l'applicazione del Ccnl e la clausola sociale. È diventata simbolo dell'unità di tutti i lavoratori, muovendo altre vertenze di altre aziende committenti e coinvolgendo alcune centinaia di lavoratori”. Un'esperienza che “ha rappresentato l‟ennesimo caso di appalto a cooperative dove le condizioni di lavoro erano indecenti”.

Anche per questo un percorso comune sugli appalti non si può rimandare: “Come Filt da anni, insieme alla Cgil nazionale ed alle categorie interessate come Filcams e Flai - sottolinea la dirigente sindacale - consideriamo gli appalti, dove sono impiegati decine di migliaia di lavoratori, come la nuova frontiera per sostenere e difendere il lavoro. Chiediamo più trasparenza nel sistema, lo stop alla terziarizzazione e agli appalti al massimo ribasso, affidamenti diretti solo a soggetti seri che riconoscano il lavoro dipendente e applichino condizioni dignitose nello svolgimento delle mansioni richieste”.