La crisi rende più aspro il conflitto che un tempo si definiva tra “lavoro e capitale”. Ma non è l’unica strada possibile. Esiste, in Italia, un filone di relazioni sindacali partecipative e collaborative che non solo può rappresentare una risposta utile alla crisi, ma anche un’occasione di innovazione e competizione sulla qualità dello sviluppo che non sia solo giocato sulla compressione continua dei costi, a partire da quello del lavoro.

Alcune di queste “storie” sono state raccolte dalla Cgil nel corso delle Giornate del Lavoro che si stanno svolgendo a Lecce, nel corso dell'incontro "Diritto alla partecipazione e all'informazione". Storie che, naturalmente, sono ancora in minoranza e che occorrerebbe allargare: compito strategico, questo, che vede un ruolo fondamentale di lavoratori e imprese.

Il primo “racconto” è stato affidato a Mario Morgese, responsabile relazioni industriali della Ducati, tra le esperienze più innovative in questo settore: 1.500 dipendenti in Italia e diventata dal 2012 parte del gruppo tedesco Audi-Volkswagen. Proprio sul modello partecipativo tedesco, ha spiegato il dirigente, a marzo dello scorso anno “abbiamo firmato un contratto integrativo di partecipazione che prevede una serie di incontri ogni anno tra azienda e sindacati per ragionare insieme sulle questioni fondamentali e poi l’istituzione di commissioni tecniche bilaterali che affrontano insieme tutti i problemi relativi alla vita dell’impresa”.

Da noi, ha detto, “sindacati e azienda hanno ormai una cultura evoluta. Discutere e decidere insieme ci ha portato a superare la questione annosa dell’esigibilità dei contratti”. L’azienda, seguendo questo spirito, ha messo in agenda l’assunzione di 100 nuovi lavoratori, che spera molto realisticamente di incrementare. Altro aspetto interessante, è che il valore aggiunto creato dal lavoro, i miglioramenti, gli incrementi di produttività, ha spiegato Morgese, “vengono portati in una sorta di conto economico che viene redistribuito paritariamente tra addetti, impresa e innovazioni in ergonomia”. Il vero cambiamento, ha concluso Morgese, “è tale solo se si innesta dal basso”.

Significativa anche l’esperienza della Dhl Express Italia, gigante multinazionale della logistica che, come ha spiegato il direttore risorse umane, Piermattia Menin, che nel luglio scorso ha siglato un accordo con i sindacati per bloccare lo strapotere dei padroncini e delle catene del subappalto. “In una fase iniziale, prima della crisi del 2008, avevamo costituito una serie di cooperative – ha detto Menin – che funzionavano. Poi con la crisi è iniziato un meccanismo perverso, con chiusure, cambi di appalto che generavano spesso mancati contributi  e spettanze non versati ai lavoratori, che per noi comportavano una serie di grossi problemi anche di tipo legale”.

Per questo è stata istituita una commissione paritetica con i sindacati e, alla fine della discussione partecipata, un accordo, ha sottolineato Menin, “che per noi è rivoluzionario. Al posto delle cooperative abbiamo una serie di società di capitali, che assumono regolarmente i lavoratori e lavorano in piena legalità e trasparenza. Insomma: abbiamo abbattuto la filiera ed eliminato il subappalto”.

A portare la sua testimonianza  a Lecce anche Cesare Puccioni, presidente di Federchimica, associazione con una grande tradizione di relazioni sindacali partecipate. “Nelle nostre azienda – ha ricordato il presidente - il premio di partecipazione risale addirittura a venti anni fa, così come siamo stati i primi, con Fonchim, a istituire i fondi previdenziali bilaterali e poi quelli integrativi sanitari”. Discutere e vedersi tra le parti, ha aggiunto, porta non solo ad avere migliori rapporti, “ma a trovare soluzioni condivise con i lavoratori e a stipulare contratti molto innovativi”.

La discussione si è poi incanalata su un altro tema fondamentale: e cioè il rapporto che c’è tra un buon sistema di relazioni industriali e la necessità che un paese per certi versi arretrato come il nostro di puntare su ricerca e innovazione. “Il vero nostro spread - ha argomentato Fabrizio Solari, segretario confederale della Cgil - riguarda la produttività che in Italia cresce troppo poco. Mancano innovazione di prodotto e di processo, mentre negli ultimi venti anni le imprese hanno provato a sostenere la competizione agendo solo sui costi. Ma, ovviamente, non funziona e così ti condanni alla marginalità. Serve a mio avviso un sistema di relazioni industriali che aiuti le imprese a crescere davvero, nell’interesse di tutti, anche dei lavoratori”. 

Cosa fare perché, allora, le esperienze innovative raccolte a Lecce diventino maggioritarie nel paese? Solari non ha dubbi: bisogna seguire la strada del testo unico sulla rappresentanza firmato dalle parti sociali, che ha permesso che gli accordi siano validati e certificati e evita le intese minoritarie e separate, “mentre rumors che arrivano da Palazzo Chigi pare vadano in un’altra direzione, nel senso di dare tutto il peso solo agli accordi aziendali: ma così si destruttura tutto il sistema”.

Soprattutto, per il sindacalista Cgil, “ognuno deve fare la sua parte. Il sindacato difendere i diritti dei lavoratori e occuparsi dei temi legati allo sviluppo e all’innovazione che hanno forti legami con i primi, le imprese evitare di farsi chiudere in un ruolo asfittico di lobby senza respiro e visione e il governo di prendere di petto le questioni fondamentali dello sviluppo e della crescita: non dobbiamo dimenticare che in Europa siamo penultimi per tasso di penetrazione di Ict, banda larga e infrastrutture immateriali”.

La discussione era stata introdotta da una storia “estrema” di partecipazione, quella raccontata da Rossano De Cruto, delegato Ex Omfesa, azienda storica pugliese, per anni gioiello nella costruzione e riparazione di vettura ferroviere merci e ora in liquidazione, con oltre 100 lavoratori disoccupati. “Nove di noi – ha detto il delegato - hanno deciso di prendersi in mano il proprio destino e di realizzare una cooperativa, ‘riprendendosi’ la propria azienda”. “Il nostro obiettivo – ha concluso – è riportarla al punto in cui era una volta”.