Appuntamento con le organizzazioni sindacali del Perc (Pan European Regional Concil) nei giorni scorsi a Bratislava: il 5, 6 e 7 ottobre, si è tenuta la conferenza dedicata all'esame della situazione economica e sociale nell'Europa dell'Est.

Il Perc associa tutti i sindacati dell'Europa geografica e quindi mette insieme i Paesi dell'Unione Europea con i Paesi non aderenti, fino all'area caucasica e quest'anno ha esteso la partecipazione anche ai sindacati delle repubbliche asiatiche ex URSS. In totale sono quindi 88 i sindacati aderenti al Perc in rappresentanza di 49 Paesi: la sede è Bruxelles e uffici Perc operano a Mosca e a Sarajevo.

Il presidente del Perc è eletto per un mandato di 4 anni: la seconda assemblea nel dicembre 2011 ha rieletto Mikhail Shmakov (Presidente del maggiore sindacato russo, la FNPR) come presidente; 3 i vicepresidenti: Joanna Szymonek di Solidarnosc-Polonia, Erik Foglar di OGB-Austria e Mariana Kniesner, BNS-Romania. Segretaria genarale del Perc è Bernadette Ségol.

A Bratislava, all’iniziativa del Perc - alla quale sono intervenuti Jaap Wienen, segretario della CSI, Patrick Itschert della Confederazione Europea dei Sindacati e Grigor Gradev, segretario esecutivo del Perc – è stata esaminata in maniera particolareggiata la situazione dei Balcani e il ruolo che i vari governi dell'ex Jugoslavia e i loro provvedimenti producono sul mondo del lavoro.

Iniquità fiscale, vuoti legislativi, corruzione sono elementi ricorrenti, ma in particolare il protrarsi della crisi economica e le conseguenti riduzioni di attività di aziende delocalizzate dall'Ovest pesano sull'andamento delle economie dell'Est. In aggiunta, ad aggravare ulteriormente la situazione, le politiche di austerità ordinate da Bruxelles e dal Fondo Monetario Internazionale riducono allo stremo intere regioni dell'Est Europa.

Nel corso delle giornate seminariali, vari dibattiti e presentazioni della situazione economica hanno evidenziato diversità di tassazione, basse imposizioni fiscali alle aziende con l'obiettivo di attrarre investimenti stranieri, alte percentuali di imposte indirette, ma un basso rispetto dei diritti dei lavoratori.

Più in generale, dalle informazioni che i rappresentanti sindacali dei vari Paesi presenti a Bratislava hanno portato, si è andata configurando - come era scontato - una situazione sindacale molto diversificata nel Sud Est dell'Europa e nelle 5 repubbliche asiatiche ex URSS.

Costante invece, ovunque, l'ostracismo verso i sindacati, le limitazioni delle libertà alle attività sindacali, la mancanza di dialogo sociale, legislazioni spesso asservite ai dettami delle multinazionali e il basso livello delle protezioni sociali. Gravissimo infine e insopportabile, il basso livello dei salari che quasi sempre non superano le soglie della povertà e costringono a condizioni di vita miserrime.