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"Non siamo in piazza per difendere cose che non ci sono più, anche perché ci hanno tolto tutto. E Renzi stia tranquillo, non siamo qui contro di lui, ma abbiamo l'ambizione di proporre idee per il futuro dell'Italia". Sono queste le parole usate oggi da Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, al momento della partenza del corteo “Unions”, che da piazza della Repubblica ha raggiunto verso le 16,30 piazza del Popolo. "Vogliamo unire tutto il mondo del lavoro – ha detto Landini, che ha ringraziato la segreteria nazionale della Cgil per aver scelto di essere presente in piazza - so che è una strada difficile ma inevitabile, ma non vedo alternative sia per riformare il sindacato che per ridare voce alle persone che hanno necessità di lavorare".
“Il 12 dicembre, in occasione dello sciopero generale, abbiamo promesso che non ci saremo fermati ed è per questo che oggi siamo qui”, ha detto Landini, iniziando il suo intervento dal palco poco dopo le 17,30. E subito un attacco al governo Renzi che sta riducendo i diritti dei lavoratori come i governi precedenti. La linea è sempre la stessa, anche quella praticata dal governo Berlusconi. "Ci siamo stancati di spot elettorali, di slide e balle, perché bisogna avere il coraggio di dire la verità e di cambiare veramente il Paese”.
La ripresa del Paese, ha spiegato Landini, non ci sarà mai se si seguirà la linea della Confindustria. Si deve cambiare stando dalla parte dei lavoratori. E invece si sta pericolosamente profilando un progetto che mette a rischio la democrazia del Paese. La logica del governo non è altro che una logica padronale, come si vede nella riforma della scuola e nei caratteri della riforma costituzionale. Le ricette messe in campo non solo sono sbagliate, ma sono soprattutto pericolose. Noi siamo un sindacato generale, sul modello confederale.
“Abbiamo imparato da Giuseppe Di Vittorio che bisogna impedire la competizione tra i lavoratori, come si fa oggi”, ha detto Landini, secondo il quale è stato sottovalutato il disastro sociale che si sta attuando con la precarizzazione del lavoro. Tutti oggi sono a rischio, sia i lavoratori dipendenti sia le partite Iva. Per questo è necessario unificare il mondo del lavoro. Dobbiamo smetterla di accettare la competizione tra le persone. Bisogna invece riunificare. Non c’è mai stata tanta gente, come oggi, che ha bisogno di lavorare per vivere.
Il governo non ha nessuna visione del futuro. Si dovrebbe invece ripensare dalla radice il modello di produzione. L’obiettivo del governo non è altro che quello di cancellare completamente lo Statuto dei lavoratori. E non significa nulla il dato sulle 79 mila assunzioni, perché, per invertire la tendenza, sarebbero necessari milioni di nuovi posti di lavoro. Ma il punto principale, la base di ogni scelta politica, è la difesa dello Statuto dei lavoratori. Solo difendendo lo Statuto si evitano migliaia di licenziamenti indiscriminati. Ed è su questo che la Fiom è d’accordo con la Cgil sulla proposta di costruire le condizioni per un nuovo Statuto dei lavoratori e delle lavoratrici. Non si è cittadini, se non lo si è prima di tutto nei luoghi di lavoro. Per questo – ha detto Landini durante il suo comizio conclusivo – non siamo disponibili a rinunciare alla nostra dignità.
Il segretario della Fiom ha anche polemizzato con chi dice che il sindacato non deve fare politica. Se questo significa che il sindacato non deve diventare un partito, siamo tutti d’accordo. Ma il sindacato deve avere una sua proposta sia per le persone che stanno dentro i luoghi di lavoro sia per le persone che stanno fuori. Che significherebbe altrimenti che diciamo che dobbiamo combattere la criminalità? Che significherebbe dare un contributo reale alle famiglie che hanno problemi di salute o problemi con la scuola? Secondo Landini c’è un problema di allargamento della rappresentanza sindacale e di coinvolgimento di tutte quelle persone che oggi non sono rappresentate da nessuno. “Dobbiamo unire – ha detto Landini – tutto quello che il governo sta dividendo”.
"Oggi in piazza ci sono i lavoratori metalmeccanici iscritti alla Cgil che sono giustamente in lotta perché la delega sul lavoro riduce i loro diritti, vogliono il rinnovo del contratto, ed è il settore su cui ha più pesato la crisi", sono state queste le parole usate dal segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, che ha partecipato alla manifestazione, è salita sul palco di piazza del Popolo e ha voluto così replicare alle critiche del presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. La Cgil ha deciso di partecipare alla manifestazione Fiom proprio perché inserita nel percorso di battaglia contro il taglio dei diritti. Lo aveva già detto in più occasioni la leader della Cgil, che ha anche spiegato molto nettamente la differenza tra la manifestazione di oggi e il progetto di coalizione sociale che la Cgil non condivide.
Lo aveva detto anche il segretario confederale Nino Baseotto ai microfoni di RadioArticolo1 alla vigilia della manifestazione: "Per chiedere un cambiamento profondo – sottolinea Baseotto – e per denunciare la situazione drammatica in cui versa il lavoro, saremo ancora una volta in piazza, per la manifestazione nazionale organizzata dalla Fiom e che vedrà la partecipazione della Cgil, che condivide le critiche al Jobs act e le richieste di natura sindacale e contrattuale della piattaforma dei metalmeccanici. Se poi quella manifestazione qualcuno vuole trasformarla in altro, tanto per parlarci chiaro, in un trampolino di lancio per la cosiddetta coalizione sociale, su questo la Cgil non c'è".
Dopo il 28, per quanto ci riguarda – ha detto Baseotto – le mobilitazioni continueranno. Ma anche in Cisl e Uil si sta diffondendo la consapevolezza che oggi, più di ieri, è necessario prendere iniziative unitarie, se si vuole contare e determinare cambiamenti positivi. Spero che le mobilitazioni unitarie di tante categorie aiutino anche le federazioni dei metalmeccanici a fare passi avanti sul terreno dell'iniziativa comune, e penso che come Confederazione non possiamo far altro che guardare a queste cose con grande favore. Noi facciamo un lavoro difficile, sul piano della ricerca dell'unità: sulle pensioni abbiamo scritto insieme una lettera al ministro Poletti e stiamo cercando di fare altre cose, ma la spinta unitaria deve venire dal basso. Questa è la ricetta che ci vuole per rilanciare il ruolo del sindacato nel Paese".