A Livorno, il 28 marzo, un'esplosione è costata la vita a Nunzio Viola e a Lorenzo Mazzoni. Un altro operaio è ferito gravemente e combatte per la sua vita. Ma gli incidenti si stanno susseguendo, l'ultimo la notte tra il 28 e il 29 marzo a Bologna ha colpito mortalmente un operaio che stava lavorando al polo ferroviario. È una strage che non si ferma.

“Il bollettino si carica tutti i giorni di vittime e di infortuni gravi, questa è la verità: questa piccola, timida ripresa produttiva sta facendo pagare un prezzo al lavoro che naturalmente non deve essere pagato in questi termini, assolutamente”, commenta con RadioArticolo1 Mario Fuso, membro della segreteria Cgil della Toscana con delega alla salute e sicurezza sul lavoro.

“Naturalmente tutti gli incidenti hanno matrici e situazioni e contesti diversi – afferma Fuso nella puntata odierna di Italia Parla -. Quanto a quello di ieri, sarà frutto delle indagini capire esattamente che cosa è avvenuto, perché sia la ditta che lavorava, la Labromare, sia i lavoratori, soprattutto il più anziano, erano esperti che avevano fatto probabilmente quell'operazione molte altre volte. Ci sono protocolli rigidi in situazioni di questo tipo. Le prime cose che appaiono evidenti è che lì c'è stata un'esplosione, quindi una miscela è rimasta nell’eliminazione all'interno del silos, non si sa di quale volume, di che dimensione, e c’è stato un innesco, ma come sia avvenuto non lo sappiamo”.

 

“A valle di un incidente – prosegue il sindacalista toscano –, tutte le volte capita un deja vu, cioè il fatto che fossero attività già ripetute altre volte ma in occasioni diverse, appunto per fretta, o per mancanza di attenzione, o perché la sollecitazione dell'organizzazione è stata tale per cui quelle cose si sono fatte in maniera leggermente diversa. Questo è quanto dobbiamo purtroppo indagare a valle. Ma è chiaro che a monte c'è una situazione che riguarda sempre l'organizzazione del lavoro”.

Una vera cultura della sicurezza del lavoro – osserva Fuso – “in Italia stenta ad affermarsi, questo è il punto negativo dal quale partiamo, in Italia sappiamo che manca il piano nazionale di strategia sulla sicurezza e salute nei luoghi di lavoro e come dire questo fa il titolo grosso, cioè è elemento di cultura predominante che manca e questo lo si riscontra quotidianamente, purtroppo”. Livorno – aggiunge - “è una città molto attaccata al porto. Noi abbiamo in attivo un protocollo di legalità e sicurezza con l'autorità portuale e le parti datoriali che operano all'interno del porto, ma in quel settore specifico (dove è avvenuto l’incidente, ndr) non è operativo, quindi c'è difficoltà ad applicare quel protocollo, ci sono delle aree ‘extraterritoriali’, per così dire, che non sono coperte”.

“La contaminazione reciproca fra le parti, in questo caso le parti sociali e le parti datoriali, è determinante – insiste il rappresentante Cgil –, nell'attenzione, nel controllo, nelle ispezioni delle istituzioni. È il primo passaggio da fare. Noi stasera ci incontriamo proprio con la regione Toscana, con il presidente Enrico Rossi, proprio per ribadire questo concetto e per alimentare l’idea che è necessario attivarsi meglio e di più”. I protocolli per la sicurezza – ricorda Fuso – “nei punti più strutturati sono molto diffusi. Il problema è che in Italia prevale un'attività economica legata alla piccola e piccolissima impresa, ed è lì che dobbiamo fare uno sforzo ulteriore, negli apparati produttivi più piccoli”.

Quest'anno Cgil, Cisl e Uil hanno convocato la manifestazione nazionale del Primo maggio proprio in Toscana, a Prato, e proprio con al centro la questione della sicurezza e salute nei luoghi di lavoro. “Prato – ricorda Fuso – è stato un punto di notevole risonanza mediatica dopo la morte di sette lavoratori cinesi qualche anno fa. Vogliamo segnare un Primo maggio che provi a dare una svolta, visto che ci sono state da poco le elezioni politiche, c'è il nuovo Parlamento, e sarebbe importante che questo Parlamento prendesse a carico il tema della sicurezza e salute, e ne facesse una battaglia di legislatura”.