“I cantieri della Cmc in Sicilia vanno tutelati in ogni modo, tenendo separate le vicende aziendali di carattere nazionale da quelle locali”. Fillea Cgil, Feneal Uil e Filca Cisl dell’isola provano a distinguere le due questioni, ma non è facile. La crisi finanziaria della Cooperativa muratori e cementisti di Ravenna, quarto gruppo italiano per dimensioni nel settore delle costruzioni, rischia di travolgere tutto. La settimana scorsa la società è stata ammessa alla procedura di concordato preventivo, la preoccupazione per i lavoratori (e per la conclusione delle opere) è enorme. Da qui la decisione dei sindacati edili siciliani di manifestare oggi (giovedì 13 dicembre), alle ore 9 presso lo svincolo di Villafrati (Palermo), lungo la statale che dal capoluogo porta ad Agrigento.

La Cmc ha diversi cantieri aperti nell’isola (come la statale 640 Caltanissetta-Agrigento e la metropolitana di Catania), per il valore complessivo di 2 miliardi di euro, occupando circa mille lavoratori. Sulla già citata Palermo-Agrigento la Cooperativa opera con una sua controllata, la Bolognetta scpa (di cui la Cmc detiene l'80 per cento, mentre il restante 20 appartiene al consorzio Integra), attiva sul tratto Bolognetta-Lercara. La società ha dichiarato che da lunedì 17 dicembre saranno sospesi i lavori, i 130 dipendenti verranno posti in ferie obbligate. Una decisione fortemente contestata dai sindacati, che hanno dunque deciso (nell’assemblea con i lavoratori del 7 dicembre scorso) di manifestare oggi la propria avversità.

“Non accettiamo la richiesta. I lavoratori non hanno più ferie da smaltire. E, soprattutto, si tratta di una sospensione al buio, senza la certezza di tornare al lavoro”, spiegano i segretari palermitani di Fillea (Ignazio Baudo), Feneal (Francesco Piastra) e Filca (Filippo Ancona). Per gli esponenti sindacali ci sarebbero tutte le condizioni per continuare i lavori, dal momento che, allo stato attuale, la società Bolognetta Scpa “non è stata assoggettata alla procedura del concordato. Questo cantiere ha ancora autonomia e grosse potenzialità: l'Anas ha da poco contrattualizzato la perizia di variante da 60 milioni di euro, che si aggiungono ai 40 milioni di lavori residui già finanziati”. Baudo, Piastra e Ancona sottolineano anche che “per il territorio opere come la Bolognetta-Lercara o le altre infrastrutture che la Cmc sta realizzando equivalgono, con le dovute proporzioni, a quelle del Nord come il terzo valico e la Tav. Sono opere strategiche per la cittadinanza, per l'occupazione e per il tessuto imprenditoriale locale, che altrimenti rischia un definitivo tracollo”. I lavoratori, concludono i segretari degli edili palermitani, possono essere tutelati "con il ricorso agli ammortizzatori sociali, dal momento che per le opere oggetto della variante è pendente un nulla osta del ministero dell'Ambiente. Bisogna trovare una soluzione per dare continuità al cantiere e per recuperare anche i lavoratori delle aziende affidatarie. La piena attività può garantire un'occupazione a circa 400 persone”. 

All’allarme lanciato dai sindacati palermitani si aggiungono anche quelli regionali. “Ci sono le condizioni per portare a compimento le infrastrutture già iniziate, lavori che fanno riferimento a Fce per quelli a Catania e ad Anas per quelli in provincia di Palermo e Agrigento. Ogni possibile stop sembrerebbe oggi un alibi”, commentano i segretari generali Fillea (Francesco Tarantino), Feneal (Francesco De Martino) e Filca (Paolo D’Anca). Per i responsabili dei sindacati edili regionali la vertenza della cooperativa, che in Sicilia è al primo posto per il volume delle commesse, va gestita “con un’ottica territoriale improntata al più sano pragmatismo, per non privare l’isola di infrastrutture fondamentali e per non causare la perdita di ulteriori posti di lavoro nel settore delle costruzioni”.

Venerdì 7 dicembre il tribunale di Ravenna ha ammesso Cmc alla procedura di concordato preventivo con riserva. La società ha ora 60 giorni di tempo per presentare la proposta di concordato, mentre i tre commissari giudiziali (Antonio Gaiani, Luca Mandrioli e Andrea Ferri) nominati dal tribunale vigileranno sulle attività della cooperativa. Una situazione provocata da un forte indebitamento (pari a 1,8 miliardi di euro) e dal calo di volumi produttivi, margine operativo netto, disponibilità liquida e utile netto. Dall’altro lato, invece c’è un contenzioso con Anas per 1,2 miliardi e commesse per complessivi 4,6 miliardi di euro. Con il concordato preventivo la Cooperativa, che ha 1.800 dipendenti in Italia e complessivamente 7 mila nel mondo (il 70 per cento del fatturato annuo deriva da commesse estere), blocca di fatto le sette istanze di fallimento presentate dai creditori, provando ad assicurare la continuità produttiva.