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Presentata oggi (mercoledì 25 maggio) a Palermo, nella sala Onu del Teatro Massimo, la Carta dei diritti universali del lavoro. La Cgil Palermo ha chiamato a raccolta il mondo dei saperi e dell'Università, le istituzioni, la cultura, la politica, i movimenti della società civile, le associazioni di volontariato e il mondo religioso per presentare il nuovo Statuto. “In una città come Palermo che soffre di una profonda crisi economica, la nuova scrittura dei diritti dei lavoratori è un'operazione essenziale. Non ci rivolgiamo solo ai subordinati ma a tutti, ai precari, ai lavoratori in nero, alle partite Iva e a chi il lavoro non ce l'ha e lo cerca” ha detto Alessia Gatto (Cgil Palermo) introducendo i lavori, per poi passare la parola ai docenti di Politiche del lavoro dell'Università di Palermo Alessandro Bellavista e Alessandro Garilli e al sindaco Leoluca Orlando. A fare da testimonial dell'iniziativa le attrici Elena Pistillo e Consuelo Lupo, che hanno letto dei testi sul lavoro e sulla condizione dei precari, e la scrittrice Beatrice Monroj. Sono intervenuti anche i rappresentanti dell'associazionismo, da suor Anna Alonzo del Centro sociale Arcobaleno della Guadagna a Nino Rocca del movimento per la casa.
“Palermo vive un momento drammatico di crisi occupazionale e noi presentiamo la Carta della Cgil perché vogliamo che il tema del lavoro, la sua quantità e durata, i diritti, siano elemento fondamentale della vita del nostro Paese e della Sicilia in particolare" ha dichiarato il segretario generale Cgil Palermo Enzo Campo: "Qui il precariato rappresenta la condizione della maggioranza dei lavoratori, e tra precari, lavoro nero e chi il lavoro non lo cerca ci sono nella nostra città circa 400 mila persone in condizione di povertà, o che svolgono un lavoro povero. Questo noi vogliamo contrattare, non un lavoro comunque e dovunque, ma un salario che dia dignità e il giusto riconoscimento ai meriti del lavoratore”.
Il segretario generale della Cgil Sicilia Michele Pagliaro ha sottolineato come il sindacato parli “di un progetto di paese diverso, dove il lavoro può avere una centralità. La legge di iniziativa popolare mette ordine nel diritto al lavoro anche con tre referendum, che evidenziano le criticità sostanziali di questo liberismo sfrenato che ha tentato di risanare le contraddizioni del Paese addossandole su lavoratori e pensionati". Pagliaro ha infine rimarcato che tra "i quesiti referendari c'è la cancellazione dei voucher. In Sicilia solo nel 2015 ne sono stati venduti tre milioni, con un incremento del 300 per cento rispetto al 2014. E in una regione fatta di precari, con il 22 per cento di lavoro irregolare e grigio, il voucher è diventata la regolarizzazione del lavoro nero”.
Sorrentino (Cgil nazionale): "La Carta è molto più innovativa del Jobs Act"
“Presentare la Carta in Sicilia ha una valenza particolare. La nostra Carta contiene in sé il principio non solo della ricostruzione del diritto del lavoro, restituendo al contraente debole, cioè al lavoratore, quello che il Jobs Act ha controvertito dando più potere alle imprese" ha esordito il segretario confederale Cgil, concludendo i lavori: "Ma la nostra Carta, proprio perché poggia su una tradizione di principi costituzionali, si occupa anche di colmare le differenze delle condizioni di lavoro che ci sono nel Nord, al Centro e nel Sud del paese".
È indubbio, ha detto Sorrentino, che "due misure come i voucher e i contratti a tempo indeterminato ci dimostrano che le occasioni di lavoro, anche di lavoro stabile, siano minori nel Mezzogiorno, perché è differente la condizione economica e di sviluppo delle Regioni del Sud". L'altro dato, ha spiegato, è che "lo strumento del voucher, estrema frontiera della precarietà, ha una larga diffusione nel Mezzogiorno e sta trasformando intere fette di lavoro, anche strutturato, anche nelle pubbliche amministrazioni, rendendo più precari quei soggetti che già lo erano precedentemente, in virtù di condizioni e di opportunità di lavoro differente come nel Mezzogiorno". Sorrentino, quindi, ha evidenziato come la Carta si fondi "sul principio di parità di trattamento: noi proponiamo l'abolizione di questo modello di lavoro accessorio, i voucher, che dal nostro punto di vista è riformabile. A noi serve contrastare l'abuso di voucher. Ci sono un milione e mezzo di lavoratori che hanno utilizzato i voucher nel 2015, i quali non sempre sono stati usati per il lavoro occasionale, ma per coprire il lavoro nero”.
La proposta della Cgil, ha aggiunto Sorrentino, è non solo "per il buon lavoro, ma di rilancio e di crescita del paese. La politica economica del governo e la politica europea si sono fondate sul fatto che svalutare e svalorizzare il lavoro, cioè abbassare il salario e comprimere i diritti, avrebbe aiutato l'Italia. Quello che ci dimostra l'Istat è che sono invece aumentate le diseguaglianze, scende il fatturato delle imprese, l'occupazione che c'è è solo quella delle imprese che sono state in grado di investire in innovazione e qualità. Significa che bisogna cambiare il modello economico e rimettere le condizioni del lavoro al centro”.
Da qui la "Carta dei diritti universali del lavoro" della Cgil, una proposta che, conclude Sorrentino, "è molto più innovativa del Jobs Act per una condizione fondamentale: mentre il Jobs Act dà molto più potere alle imprese e rende il lavoro molto più ricattabile - penso alla norma sul controllo a distanza, la norma sulle mansioni, i licenziamenti legittimi - nella nostra proposta rispondiamo all'esigenza di questo mercato del lavoro di stabilire diritti universali che valgono per tutti i lavoratori, a prescindere dalla tipologia contrattuale. Estendiamo tutele di rango universale e rendiamo la contrattazione lo strumento che regola e gestisce i rapporti di lavoro".