Confindustria e sindacati chiedono al governo importanti modifiche sul Jobs Act e su altre misure adottate in materia di salute e sicurezza. Cgil, Cisl, Uil e imprese hanno infatti firmato due “avvisi comuni”, condividendo le opinioni riguardanti, da un lato, il numero dei componenti della Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro, dall’altro, la questione del riconoscimento degli organismi paritetici e dell’attuazione di un repertorio ufficiale nazionale. “Abbiamo fortemente voluto costruire, insieme alla rappresentanza delle imprese, un possibile miglioramento della legislazione” commenta Sebastiano Calleri, responsabile Cgil nazionale dell’Ufficio Salute e sicurezza: “Lo abbiamo fatto attraverso una proposta per chiudere l’annosa questione degli organismi paritetici, tuttora aperta a sette anni dall’entrata in vigore del decreto 81. E poi con una mozione forte contro il tentativo di delegittimazione della Commissione permanente, di contrasto alla volontà di ridurre il ruolo e il peso delle rappresentanze sociali nel più importante organismo nazionale che si occupa di salute e sicurezza. Sta ora al governo cogliere queste opportunità”.

Il primo avviso comune (vedi allegato) riguarda il numero dei componenti della Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro, che il governo ha ridotto nell’ambito dei provvedimenti del Jobs Act (precisamente con lo schema di decreto legislativo 176 recante disposizioni di razionalizzazione e semplificazione delle procedure per cittadini e imprese, approvato in via preliminare nel Consiglio dei ministri dell’11 giugno scorso). Una riduzione che sindacati e Confindustria disapprovano (ricordando anzitutto che la partecipazione alla Commissione è a titolo gratuito), visto lo squilibrio che si viene a creare tra i membri della componente Stato/Regioni (17 in tutto) e quelli delle parti sociali (ridotto a sei per ciascuna organizzazione). Di qui, la richiesta congiunta al governo di rimuovere tale modifica.

Come si può leggere dai resoconti dei pareri delle Commissioni competenti di Camera e Senato, è in corso un tentativo di delegittimazione sia del ruolo della Commissione consultiva sia di quello delle parti sociali” argomenta Calleri, sottolineando come “questo rientri nella più generale linea politica del governo Renzi, che vede in esse solo ostacoli al dispiegarsi della azione ‘riformatrice’”. In questi resoconti parlamentari, continua il responsabile nazionale Cgil, “leggiamo che si vorrebbero introdurre, in sostituzione delle attuali rappresentanze sociali, associazioni di interessi a volte assolutamente non generali o associazioni professionali specifiche. Siamo assolutamente contrari, perché la filosofia del decreto 81 è proprio informata al tripartitismo di stampo europeo, che condividiamo completamente”.

Con la differenza numerica tra i componenti istituzionali e quelli delle parti sociali, si legge nell’avviso comune, da un lato “si genera un evidente e improprio squilibrio nella governance decisionale della Commissione”, dall’altro viene meno “una condizione di ‘tripartitismo perfetto’ (pari peso per ciascuna componente), elemento cardine del modello di prevenzione introdotto dalla legislazione europea con la direttiva quadro 89/391, recepito dalla normativa italiana”. La Commissione, precisano sindacati e Confindustria, assume decisioni a maggioranza (semplice o qualificata): “È di tutta evidenza, pertanto, che lo squilibrio determinato dalla revisione della composizione della Commissione priva di senso questo elementare criterio di formazione della volontà dell’organismo collegiale”. In conclusione, i firmatari affermano che “non è comprensibile quale priorità di ‘semplificazione’ o ‘razionalizzazione’ tale decisione possa rappresentare, considerato anche che la Commissione consultiva permanente è oggi l’unico organismo in materia di prevenzione nei luoghi di lavoro nel quale si confrontano le figure di più alta competenza, espressione di istituzioni e parti sociali”.

Il secondo avviso comune (vedi allegato) tocca il tema del riconoscimento degli organismi paritetici e dell’attuazione di un repertorio ufficiale nazionale. Sindacati e Confindustria ritengono “urgente formalizzare, in uno specifico testo legislativo, i criteri vincolanti per l’identificazione” di questi organismi, oltre che istituire un albo di tali strutture, “regolato e implementato dal ministero del Lavoro”. Nell’avviso i firmatari elencano anche i diversi requisiti “vincolanti” che debbono possedere gli organismi, come, ad esempio, “essere costituiti a iniziativa di associazioni datoriali e sindacali” rappresentative a livello nazionale o firmatarie di Ccnl, oppure svolgere “funzioni di supporto” nei confronti di Rls e Rlst, imprese e lavoratori in materia di salute e sicurezza. Nell’avviso, infine, Cgil, Cisl, Uil e Confindustria demandano al ministero del Lavoro “lo stabilire le modalità attraverso cui svolgere l’istruttoria per verificare il possesso dei requisiti da parte degli organismi paritetici richiedenti l’inserimento nel repertorio nazionale”.

Riguardo questo secondo avviso, il responsabile Cgil nazionale dell’Ufficio Salute e sicurezza rimarca come ci sia stato “in questi anni un proliferare di enti e organismi assolutamente impropri, che, approfittando di una legislazione aperta e poco chiara, ha drenato risorse inutili alle imprese e al sistema economico complessivo”. È ora di fare chiarezza, conclude Calleri, modificando le norme eventualmente non funzionali e “istituendo un repertorio o elenco degli organismi accreditati presso il ministero, che deve fare da garante affinché questi siano davvero enti che operano nei vari settori, essendo le parti istitutive firmatarie dei Ccnl. Solo così sarà realizzata e implementata la funzione importantissima di questi organismi, che tutti a parole dicono essere indispensabili per la prevenzione nel nostro paese”.