Ormai sono tutti concordi: il 2015 vedrà un aumento delle morti sul lavoro. C’è unanimità di vedute tra istituti pubblici e osservatori privati, che convergono (malgrado le diverse modalità di rilevazione) su un incremento di diversi punti, intorno al 10-15 per cento. Inail, Vega Engineering e Osservatorio indipendente di Bologna sono d’accordo nel prevedere una crescita record, con una più forte accentuazione delle vittime in itinere (ossia durante il normale percorso di andata e ritorno da casa al lavoro, oppure tra due luoghi di lavoro) e per i settori dell’agricoltura e dell’edilizia.

L’analisi più recente è quella dell’Osservatorio indipendente di Bologna, guidato dall’ex tecnico metalmeccanico Carlo Soricelli. Secondo i suoi calcoli, dal 1 gennaio al 30 settembre le vittime del lavoro sono 516, una cifra che sale a 1.080 se aggiungiamo le morti sulle strade e in itinere. Considerando le sole vittime sul lavoro, l’Osservatorio segnala una crescita del 10,2 per cento rispetto al 2008 (primo anno di rilevazione) e del 2,5 rispetto all’anno scorso. La struttura bolognese evidenzia anche un aspetto particolarmente critico: il 32,5 per cento degli incidenti sono avvenuti in agricoltura, e ben 106 (praticamente uno su cinque del totale di tutte le morti) sono stati provocati dal trattore, che rimane lo strumento più pericoloso tra quelli usati dai lavoratori. Altri dati importanti rilevati, infine, sono che il 30,7 delle vittime ha più di 60 anni e che gli stranieri sono stati il 10,3 per cento del totale (i romeni sono, come tutti gli anni, la comunità con più vittime).
 

 

Passiamo ora ai dati dell’Inail, aggiornati al 31 agosto. Nei primi otto mesi dell’anno le vittime sono state 752, contro le 652 del 2014: un incremento del 15,3 per cento. Scomponendo le singole modalità di accadimento, vediamo che le morti avvenute in occasione di lavoro sono 546, con una crescita dell’11,6 per cento rispetto all’anno scorso. Quelle invece accadute in itinere sono state 206: qui si registra l’incremento più alto rispetto al 2014, ben il 26,4 per cento in più.

Un analogo incremento, precisamente del 9,5 per cento, è segnalato anche dall’Osservatorio sicurezza sul lavoro della Vega Engineering di Mestre. In questo caso la rilevazione va dal 1 gennaio al 31 luglio: le vittime sono 643 (di cui 171 in itinere), con una media di tre al giorno. “È incomprensibile – ha commentato il presidente Mauro Rossato – come ancora non vengano consegnate risposte concrete a questa ‘piaga sociale’, dove le morti, molto spesso, non sono dovute a tragiche fatalità, ma sono piuttosto la conseguenza più tremenda e visibile della scarsa diffusione della cultura della sicurezza”. Nella triste classifica delle vittime, la Lombardia è la regione maggiormente colpita, seguita da Toscana, Campania, Veneto, Lazio ed Emilia Romagna, mentre a livello provinciale i territori più pericolosi sono Roma, Milano, Bari, Napoli, Brescia e Salerno. A contare il maggior numero di infortuni mortali è il settore delle costruzioni (12,5 per cento del totale), vengono poi le attività manifatturiere (11), i trasporti e magazzinaggi (9,5), il commercio e la riparazione di autoveicoli e motocicli (7,4).