L'attività di vigilanza deve essere uno degli snodi essenziali per garantire la ripresa dell'economia, salvaguardando i lavoratori e le tante aziende serie che operano in questo paese. Perché questo avvenga, l'Ispettorato Nazionale del Lavoro, l'agenzia unica per le ispezioni del lavoro che ha aggregato le attività di tutte le strutture che verificano il rispetto delle regole nel mondo del lavoro, ovvero ministero del Lavoro, Inps e Inail, deve risolvere alcuni nodi, che vanno dall'organizzazione del nuovo soggetto alla differenza retributiva fra i diversi lavoratori. Sono queste alcune delle questioni messe al centro oggi (13 aprile) dalla Fp Cgil in occasione dell'iniziativa 'Ispettorato Nazionale del Lavoro, #ilnostrolavoro' che ha messo intorno a un tavolo i direttori generali dei tre enti interessati Gabriella Di Michele (Inps), Giuseppe Lucibello (Inail), Paolo Pennesi (Inl), con le lavoratrici e i lavoratori insieme ai dirigenti sindacali della Fp Cgil, Salvatore Chiaramonte e Serena Sorrentino.


Per inquadrare il tema, il coordinatore della Fp Cgil Inl e Inps, Matteo Ariano, nel corso della sua relazione ha elencato alcuni numeri. Poco più di 190mila aziende ispezionate nel corso del 2016, con un tasso di irregolarità pari al 63%. Numeri, contenuti nel rapporto annuale dell'attività di vigilanza in materia di lavoro e legislazione sociale, che sono il frutto del lavoro di 4.500 ispettori e che sono la  somma dell'attività del ministero del Lavoro, che ha ispezionato 141.920 aziende, dell'Inps con 28.818 e dell'Inail con 20.876. Ma questi numeri, ha sottolineato Ariano, assumono un significato relazionandoli con i dati europei. Secondo l'Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, la percentuale di aziende sottoposte a controllo in materia di lavoro nel nostro paese negli ultimi tre anni è del 33%, a fronte di una media europea del 51%; se si considerano le ispezioni nei confronti della sola pubblica amministrazione, il dato cala al 16%, a fronte di un 37% europeo.

Numeri che fanno riflettere perché, al di là della nascita dell'Inl, “vi è un evidente scarto da recuperare – ha spiegato Ariano – in termini di controllo sul mercato del lavoro, visto che la vigilanza non è un ostacolo allo sviluppo imprenditoriale, come qualcuno ha voluto far credere, ma un modo per tutelare tutti gli operatori e garantire recupero all'Erario”. Per superare questo scarto, l'Inl ha bisogno di rimodulare alcuni aspetti irrisolti dalla sua nascita. Tra questi c'è il tema dell'organizzazione “che deve superare la mentalità ministeriale ottocentesca per essere quindi più orizzontale e meno verticale, con meno capi e più teste per farla funzionare”. La sua governance “dovrebbe essere condivisa con gli Istituti, così da avviare una rete di contrasto alle illegalità sul mercato del lavoro che dovrebbe fondarsi sulla creazione di una banca dati unica a breve”.

Così come di pari importanza, nel processo di 'fusione' e di creazione dell'Inl, è la questione della differenza retributiva fra lavoratori chiamati a svolgere le medesime funzioni diventerà sempre più la questione nodale da affrontare. “L’obiettivo – - ha affermato Ariano – è far sì che i lavoratori che ora vivono condizioni economiche peggiori si avvicinino progressivamente verso i lavoratori che stanno meglio, non congelando, peraltro, la situazione economica di questi ultimi”. Diversi quindi i nodi da sciogliere e che la Fp Cgil, anche attraverso l'intervento delle lavoratrici e dei lavoratori interessati, mette sul piatto con l'obiettivo di rilanciare il ruolo dell'Ispettorato e la centralità dell'attività ispettiva.