Proibire le intercettazioni sarebbe come proibire le radiografie ai medici. Lo ha detto nel corso della trasmissione "In onda" su La7 il procuratore della Repubblica di Torino Gian Carlo Caselli. "Affermare che i magistrati siano diventati pigri e che usino la rete delle intercettazioni come la modalità di inchiesta più comoda - ha affermato - è un argomento di una fragilità sconvolgente".

"Pretendere che i magistrati rinunzino allo strumento delle intercettazioni o ne riducano le potenzialità operative - ha aggiunto - è come pretendere che i medici rinuncino alle radiografie, alle tac, alle risonanze magnetiche".