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Un incontro interlocutorio, e poi nuovo appuntamento il 13 settembre. Questo l’esito del primo confronto sul piano industriale e occupazionale (oltre 4 mila gli esuberi previsti) dell’Ilva tra sindacati, governo e Am Investco Italy (la cordata composta da ArcelorMittal e Marcegaglia che ha acquisito agli inizi di giugno il gruppo siderurgico), che si è tenuto oggi (giovedì 20 luglio) a Roma, presso la sede del ministero dello Sviluppo economico. Tre ore e mezzo di discussione, cui hanno presenziato il ceo di Arcelor Mittal per l'Europa Geert Van Poelvoorde, il viceministro dello Sviluppo economico Teresa Bellanova, il segretario confederale Cgil Maurizio Landini, i segretari generali di Fim Cisl (Marco Bentivogli), Fiom Cgil (Francesca Re David) e Uilm Uil (Rocco Palombella).
"È stato un rituale primo incontro di trattativa, con il Ceo di Arcelor Mittal Europa dei prodotti piani che ha illustrato la struttura del gruppo, in Europa e nel mondo, e ripercorso i punti fondamentali del piano industriale di Am Investco per l'Ilva". Lo affermano Landini e Re David in una nota congiunta. "Ma è stato un passaggio comunque importante - per Cgil e Fiom -, poiché apre il percorso di una trattativa che entrerà nel merito dal 13 settembre, giorno in cui è stato fissato il prossimo incontro e che, come da nostra richiesta, dovrà essere preceduto dall’apertura formale della procedura di affitto di ramo d’azienda previsto nei casi di amministrazione straordinaria".
"Come Fiom e Cgil - poi -, oltre ad aver sottolineato la necessità di approfondire tutti i diversi aspetti del piano industriale e le sue ricadute produttive e occupazionali, abbiamo ribadito, anche al Governo, che Arcelor Mittal non può acquistare il primo gruppo siderurgico italiano, e il secondo mercato europeo, senza farsi carico degli attuali livelli occupazionali in ogni stabilimento. Il tema è che tutti i lavoratori di tutti gli stabilimenti del gruppo devono essere acquisiti nella nuova società a parità di diritti e di salario. Inoltre, abbiamo ribadito che va salvaguardato tutto l'indotto e vanno avviati in modo rapido sia i processi di risanamento ambientale che di reindustrializzazione. Questo rimane per noi l’obiettivo fondamentale del negoziato che dovremo affrontare nelle prossime settimane, anche attraverso il rispetto degli impegni precedentemente assunti, come l’accordo di programma riguardante la realtà di Genova".
“Nell'incontro sono stati fatti annunci molto generici sul futuro dell'azienda e sono state presentate delle slide sulla realtà Mittal nel mondo, ma i temi dell'occupazione e degli investimenti sono stati rimandati a settembre” scrive la Fiom di Genova. Nel corso della riunione il segretario Bruno Manganaro ha consegnato a Van Poelvoorde copia dell'Accordo di programma, ricordando che “ha valore sindacale e giuridico” e che la Fiom “ha l'intenzione, se necessario, di farlo valere nelle aule di tribunale, continuando nel frattempo a mantenere alto il livello di mobilitazione del sito di Cornigliano”. In conclusione, l’esponente sindacale ha rimarcato come “resti un mistero e altro elemento di preoccupazione il testo del decreto di assegnazione della gara, che, nonostante le sollecitazioni sindacali, non è stato consegnato alla riunione”.
I sindacati ritengono ancora inadeguati i piani industriale e occupazionale stabiliti da Am Investco Italy, che per ora ha ridotto il numero degli esuberi, rispetto alla proposta iniziale dell’offerta di acquista, portandolo a 4.200 (garantendo quindi 10 mila posti di lavoro già dall’anno prossimo). Cgil, Cisl e Uil puntano a ridurre le uscite in modo consistente, forti anche del sostegno degli attuali commissari straordinari dell’Ilva, che a più riprese hanno dichiarato come “minimo” l’obiettivo dei 10 mila occupati. Nello stesso tempo i sindacati intendono anche allargare la trattativa ai 7-8 mila lavoratori delle ditte di appalto e dell’indotto, privati di capacità contrattuale in un mercato segnato da assenza di regole nei cambi di appalto e da commesse assegnate al massimo ribasso, di cui per ora non si conoscono le sorti.
A Taranto, intanto, mercoledì 19 si è svolto uno sciopero di quattro ore, che ha coinvolto anche i lavoratori in appalto, per ribadire la necessità di coniugare produzione, salute, ambiente e lavoro. L'iniziativa, indetta da Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil, è stata accompagnata da un volantinaggio in città e dalla consegna alla Commissione Petizioni del Parlamento europeo, in missione a Taranto, della piattaforma rivendicativa sindacale. Fim, Fiom e Uilm territoriali intendono anche chiedere un Consiglio di fabbrica allargato ai rappresentanti delle istituzioni, da tenersi mercoledì 26 luglio all’interno dello stabilimento, con l’obiettivo di sollecitare la costituzione di un tavolo nazionale sulla siderurgia.
Nella piattaforma i sindacati tarantini chiedono di “rendere quanto più breve possibile la copertura dei parchi minerali prevista entro il 23 agosto del 2023”, di avviare “un piano di investimenti certi nel breve periodo”, di attuare subito “una campagna di manutenzione straordinaria degli impianti e investimenti sui tubifici, che negli anni addietro sono stati il core business di Ilva, fermi da almeno tre anni per scelte sbagliate della gestione commissariale” e di non procedere con gli esuberi, dato “che la città e il territorio tarantino hanno già pagato un duro prezzo”.
ultimo aggiornamento alle ore 17.30