“I voucher li ho istituiti io quando ero ministro del Lavoro. C'era la legge Biagi del 2003 nei cassetti, l'ho tirata fuori e l'ho applicata, col voucher esclusivamente per i pensionati e gli studenti, per la raccolta dell'uva. Poi dall’uva siamo passati alle pere, alle mele e alle banane e poi a tutti i settori e, alla fine, si è in qualche modo utilizzato i voucher per sostituire il normale lavoro dipendente. Quindi, diciamo che l'obiettivo iniziale dell'emersione è stato contraddetto con la sostituzione del lavoro”. Esordisce così Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro alla Camera, al circolo Vie Nuove di Firenze, all'iniziativa della locale Camera del lavoro intitolata “Le nostre proposte per voucher e appalti”.

Accanto all’ex ministro del Lavoro (ed ex dirigente della Cgil), la segretaria della Camera del lavoro Paola Galgani (in veste di moderatrice) e Franco Martini, della segreteria Cgil nazionale, davanti a tanta gente. Aggiunge Damiano: “Dopo l'abrogazione dei voucher? Per me la famiglia dovrà avere in futuro un buono lavoro 'alla francese' per i lavoretti familiari, e penso a un buono lavoro anche per la raccolta dei prodotti stagionali per studenti e lavoratori, mentre l'impresa dovrà avere un contratto di lavoro occasionale”. Sulla stessa scia, Martini precisa che “per quanto riguarda il lavoro occasionale, noi abbiamo avanzato una proposta che è contenuta nella Carta dei diritti, due articoli che definiscono una norma: la Carta è già stata incardinata in commissione Lavoro in Parlamento, si discuta quella proposta”.

Sia Damiano che Martini toccano la questione delle proposte del Movimento 5 Stelle su lavoro e rappresentanza (che puntano sulla “disintermediazione” e sulla lotta ai presunti “vecchi privilegi e incrostazioni di potere dei sindacati”): per Damiano si tratta di “una presa di posizione assurda, ma illuminante. Chiarisce anche qual è il contesto politico e culturale nel quale si muove il Movimento 5 Stelle, che non ha niente a che vedere con una tradizione che valorizza, come ritengo si debba fare, il ruolo dei corpi intermedi, il sindacato e le associazioni di impresa”.

Per Martini, “queste sono polemiche cicliche, che hanno accompagnato i populismi di varie stagioni. Un conto è il tema del rinnovamento del sindacato: noi siamo d’accordo che il sindacato debba rinnovarsi, ma non esiste un’alternativa al sindacato, perché il sindacato è un soggetto di rappresentanza collettivo. Se non vi fosse il sindacato vi sarebbero le persone, e le donne e gli uomini soli di fronte all'impresa, e quindi ci sarebbe una sproporzione nei rapporti di forza”.