Viviamo un momento molto delicato come Polizia di Stato. Le tensioni sociali sono in crescita, l'impegno contro le mafie e la criminalità comune assorbe tantissime energie, il personale è costantemente in diminuzione per via dei pensionamenti che non sono compensati dalle nuove assunzioni, le lavoratrici e i lavoratori in divisa lamentano la mancanza di risposte in termini di risorse, contratto, riordino interno delle carriere e previdenza. Non a caso, provocatoriamente, abbiamo scritto e detto che a oggi, almeno per il nostro comparto, il governo cosiddetto del “cambiamento” assomiglia piuttosto al governo del “cambianiente”.

Abbiamo lanciato da tempo tre importanti campagne mediatiche attraverso alcuni hashtag sui social: #diamoinumeri, per denunciare le carenze di organici dei nostri uffici; #cambiamolamanovra, per chiedere risorse e assunzioni nella legge di bilancio; #riordinosimanoncosi, la più datata, per ottenere modifiche concrete alla riforma interna dei ruoli e delle qualifiche. Dal vicepremier e ministro dell'Interno, Matteo Salvini, non sono arrivate finora risposte reali perché ai proclami e agli slogan non corrispondono fatti concreti nei provvedimenti di legge che devono tradurre in moneta sonante la richiesta di maggiore sicurezza che arriva dal Paese. Se il ministro pensa di regalare più sicurezza aumentando il numero di armi in circolazione tra i cittadini, dando la possibilità di sparare a chiunque entri in casa e magari indossando polo e felpe con scritte Polizia di Stato e Vigili del Fuoco, sia in contesti ufficiali sia in iniziative di partito, come avvenuto anche sabato scorso a Roma, allora siamo davvero sulla cattiva strada. Una strada che non porta da nessuna parte e che rischia di deludere le aspettative di tanta gente che in buona fede ha votato per i partiti che sostengono l'attuale governo. Siamo quasi tentati di lanciare una nuova campagna sui social: #menofelpepiufatti.

Manca poco alla definitiva approvazione della legge di bilancio. Il Parlamento, se vuole, può ancora fare molto per le forze dell'ordine. Il Silp Cgil tenterà fino all'ultimo di cambiare le cose e i poliziotti democratici, se non saranno mantenute almeno alcune delle tante promesse fatte, sono pronti a scendere in piazza e a esprimere il proprio dissenso. Su una cosa bisogna essere chiari, contrariamente a una certa narrazione tanto cara proprio al titolare del Viminale: poliziotti, carabinieri, penitenziari, finanzieri, vigili del fuoco e militari non “sostengono” questo governo, come non hanno mai sostenuto quelli passati. Noi serviamo solo la Costituzione e le leggi. Nessuno ci tiri per la giacchetta. Anche se indossa le “nostre” polo.

Daniele Tissone è il segretario generale del Silp Cgil