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Tutti coloro che esercitano una professione sanitaria nelle strutture sanitarie e socio sanitarie pubbliche e private, a qualunque titolo, dovranno assicurarsi a loro spese. "Una nuova e odiosa tassa sulle spalle dei lavoratori”. A denunciarlo nuovamente è la Fp Cgil in merito a quanto previsto dal disegno di legge Gelli sulla responsabilità professionale del personale sanitario, approvato ieri dall’assemblea del Senato in seconda lettura e ora inviato alla Camera per il via libera definitivo.
Il ddl Gelli, pur migliorato dal lavoro in commissione Sanità, recependo anche alcune nostre richieste, afferma la segretaria nazionale della Fp Cgil, Cecilia Taranto, "si propone di portare a termine una complessiva regolamentazione normativa della materia, per far fronte anche alle problematiche della medicina difensiva, ma ha scelto una modalità che presenta aspetti di iniquità, fortemente preoccupanti e contraddittori”. Infatti, spiega la dirigente sindacale, “il terzo comma dell’articolo 10 introduce una vera e propria tassa: l’obbligo di assicurazione a carico di ciascun esercente la professione sanitaria operante a qualunque titolo in presidi sanitari pubblici o nelle aziende del servizio sanitario nazionale o in strutture private, con oneri a carico del professionista”.
Taranto poi aggiunge: “Nel 5° comma dell’articolo 9, si fa un’azione divisiva dei lavoratori che sono presenti nei servizi sanitari e sociosanitari poiché si introduce un tetto per le azioni di rivalsa (non può superare una somma pari al valore maggiore della retribuzione lorda o del corrispettivo convenzionale conseguiti nell'anno di inizio della condotta causa dell'evento o nell'anno immediatamente precedente o successivo, moltiplicato per il triplo) che è valido solo per gli esercenti le professioni sanitarie, dimenticando che nei luoghi di cura e assistenza sono presenti anche operatori non sanitari, quali operatori socio sanitari, ausiliari o altro, per i quali il tetto non varrà e resteranno esposti, in modo irrazionale, a rischi ben maggiori”.
Inoltre, prosegue la sindacalista, “a ben guardare, la nuova legge sembrerebbe un altro regalo alle assicurazioni. Non è questo il modo per proteggere l’utenza che sarebbe assai più garantita dall’avere un numero di operatori adeguato e da strutture efficienti, sia dal punto di vista logistico che da quello delle attrezzature. La vicenda del pronto soccorso di Nola parla chiaramente: Governo e Regioni tolgono risorse al sistema e scaricano le responsabilità sui singoli operatori”. La Fp Cgil, conclude Taranto, “chiede a gran voce la modifica urgente del provvedimento perché, in aggiunta ai danni economici procurati dal settennale blocco del contratto, non si debba registrare, ancora una volta, la volontà politica di introdurre sempre maggiori vessazioni economiche sulle spalle di lavoratori qualificati e disponibili, che, spesso a fronte di grandi sacrifici, hanno salvaguardato di fatto i servizi sanitari e sociali in questo paese”.