È forte la contrarietà per la decisione della Ideal Standard di Roccasecca (Frosinone) di non ritirare la procedura di licenziamento nei confronti dei 300 lavoratori, così come richiesto da Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil nel corso del tavolo di confronto che si è tenuto oggi (venerdì 12 gennaio) al ministero dello Sviluppo economico, alla presenza del ministro Calenda, del viceministro Bellanova e del presidente della Regione Lazio Zingaretti. Il 30 novembre scorso l'azienda leader nella ceramica e sanitari per bagno ha annunciato la chiusura dell’impianto, prevista per il 13 febbraio prossimo

“Cogliamo favorevolmente l’impegno del governo nell’aver individuato un possibile investitore interessato al sito e la risolutezza con la quale il ministro ha richiesto in tempi stretti ai vertici aziendali di posticipare la procedura di ulteriori 30 giorni, lasciando aperto il tavolo anche successivamente alla vertenza per esaminare il piano industriale di gruppo” spiegano i sindacati. Resta alta, infatti, la tensione con l’azienda che tuttora non ha condiviso il suo piano strategico: “Quello di Roccasecca è il terzo stabilimento che la Ideal Standard chiude senza dare alcuna spiegazione. Chiediamo perciò che vengano presi impegni precisi, chiari e affidabili, oltre a un monitoraggio costante con l’attenzione del governo”. I sindacati si riservano quindi di definire le azioni di lotta più idonee, al momento della risposta da parte dell’azienda nelle prossime ore.

Dal 1° dicembre i lavoratori sono in presidio permanente davanti ai cancelli della fabbrica, ossia da quando la proprietà (la statunitense Bain Capital) ha annunciato i licenziamenti collettivi e la dismissione dell’impianto. Finora tre sono stati i vertici organizzati con la multinazionale, in cui la Ideal Standard ha sempre confermato le proprie intenzioni. “Non si fa solo tabula rasa di uno storico stabilimento, attivo da più di cinquant’anni, ma si mandano al macero anni di relazioni industriali, di contrattazione, di gestione dei problemi attraverso accordi” spiegano i sindacati, ricordando che già nell’ottobre 2016 avevano scritto al ministero dello Sviluppo economico, sollecitando l’apertura di un tavolo di confronto con l’azienda e denunciando “i ritardi nella realizzazione degli investimenti, la vaghezza sugli obiettivi produttivi, sulla quantità e qualità delle produzioni in outsourcing e sulle possibili conseguenze per gli stabilimenti italiani”.

Per Filctem, Femca e Uiltec la multinazionale (che ha sede centrale in Belgio e 17 mila dipendenti nel mondo) sta mostrando “una protervia e un’arroganza mai viste in questo gruppo industriale”, cancellando così “una realtà produttiva che genera utili per la società e reddito per 300 famiglie, oltre all’indotto, senza che qualcuno si senta in obbligo di spiegarne le ragioni”. Il punto, infatti, è proprio questo: lo stabilimento di Roccasecca ha ottime performance, ha volumi produttivi in crescita e realizza beni d’indiscussa qualità. In generale, nel 2016 la Ideal Standard ha quasi raddoppiato gli utili rispetto all’anno precedente, ha visto un notevole incremento produttivo (dal 2 per cento di vasche e cabine doccia al 16 per cento dei pezzi ceramici) e un aumento del valore complessivo della produzione.

E c’è di più. Dal 2010 al 2015 la Bain Capital ha usufruito in Italia di ammortizzatori sociali per circa 40 milioni di euro, procedendo alla chiusura di due impianti (Brescia e Pordenone) e ottenendo incrementi di produttività negli altri siti. Nel 2015, inoltre, la Ideal Standard, dopo aver dichiarato che “in Italia aveva raggiunto la giusta capacità produttiva”, ha firmato con i sindacati un accordo quinquennale (valido fino al 2020), dove, in cambio di una decurtazione dello stipendio (pari a circa 80 euro), si impegnava a nuovi investimenti e a riportare negli impianti di Roccasecca e Trichiana (Belluno) alcune produzioni. Impegno che, com’è ormai evidente, la multinazionale non intende in alcun modo rispettare.