Nella zona della maremma c'è la più alta incidenza di voucher nel lavoro dipendente di tutta la Toscana. Lo rende noto la Cgil di Grosseto, in un comunicato. "La battaglia per un nuovo statuto dei lavoratori che includa diritti fondamentali come la tutela di maternità e malattia anche per lavoratrici autonome e precarie passa dalla vittoria dei due referendum sul lavoro proposti dalla Cgil. Battaglia che è solo all’inizio – spiega il segretario della Cgil Claudio Renzetti – ma sulla quale siamo fiduciosi, perché abbiamo quotidianamente il polso di quanto le nostre proposte intercettino l’attenzione del mondo del lavoro e dei tanti cittadini che incontriamo".

Quello dei voucher, in questo senso, è uno degli argomenti più sentiti, aggiunge, "perché la struttura produttiva della provincia di Grosseto ha favorito in questi anni un ricorso massiccio a questa forma di retribuzione, precarizzando in modo significativo la condizione di moltissimi lavoratori che prima venivano assunti con contratti stagionali a tempo determinato".

Nel 2016 a Grosseto sono stati utilizzati 707.608 voucher. A farla da padrone, non a caso, sono i 167.613 voucher acquistati per retribuire i lavoratori nel settore del turismo, e i 101.334 del commercio o i 56.372 dei servizi. "Ma il dato più sconcertante - prosegue - è che quasi la metà dei “buoni lavoro” (303.221) sono riconducibili ad attività non classificate, il che dimostra che la normativa in vigore - acquisto in tabaccheria insieme alle sigarette contestuale a una tracciabilità parziale solo timidamente abbozzata – non consente all’Inps nemmeno di comprendere come vengono realmente utilizzati e da chi.
Come ci confermano molti lavoratori ai nostri uffici vertenze, spesso il ricorso ai voucher è risultato molto conveniente per chi voleva pagare in nero una bella fetta del lavoro finora retribuito coi tradizionali contratti stagionali. Tanto che stimiamo (in linea con il dato nazionale) che a un’ora pagata con un voucher se ne associano mediamente 3 pagate al nero – quindi i 707.000 voucher di Grosseto li dobbiamo ragionevolmente collocare in oltre 2.500.000 ore/lavoro effettive - con un vantaggio evidente per i datori di lavoro scorretti. Per contro, questo meccanismo perverso ha favorito un’enorme precarizzazione e impoverimento di ampie fasce di lavoratori stagionali, che oltretutto si sono visti privare anche del diritto alla indennità di disoccupazione (Naspi). Non avendo più nemmeno l’ammortizzatore sociale che in parte li salvaguardava durante i periodi di forzata astensione dal lavoro".

Questa lettura delle dinamiche dell’occupazione, d’altra parte, è coerente con il dato sulla struttura occupazionale della provincia di Grosseto, che con 61.000 lavoratori dipendenti, il 20% dei quali nell’ultimo anno ha lavorato meno di due mesi, è quella in Toscana che ha l’incidenza più alta dei voucher sullo stock di lavoro dipendente. "Per la Cgil i voucher vanno aboliti perché non sono riformabili - spiega il segretario -. Con gli articoli 80 ed 81 della nostra “Carta dei diritti universali del lavoro” abbiamo proposto un nuovo strumento snello e flessibile ma più giusto, che regolamenti il lavoro veramente occasionale: un tetto di 2.500 euro all’anno su un massimo di 40 giornate lavorative, contributi previdenziali e assicurativi certi, controllo pubblico e tracciabilità tramite badge elettronico di chi acquista e fa lavorare e chi lavora, obbligo della comunicazione preventiva dell’orario che verrà svolto".