Incontro "positivo" con il governo e con i tecnici del ministero della Funzione pubblica, ma lo sciopero di venerdì 23 novembre resta confermato. Questo l'esito dell'assemblea pubblica che si è tenuta oggi (mercoledì 14 novembre) a Roma, presso il cinema Nuovo Olimpia (a pochi passi dalla Camera dei deputati), organizzata dall'intersindacale di medici, veterinari e dirigenti sanitari. “Assunzioni, specializzazioni e contratti: questi i nodi che rischiano di mettere in crisi il Servizio sanitario nazionale e che non vengono affrontati, se non in minima parte, dalla manovra”, spiega Andrea Filippi, segretario nazionale della Fp Cgil Medici. 

I rappresentanti dei lavoratori hanno incontrato la presidente della commissione Affari sociali della Camera Marialucia Lorefice e diversi parlamentari della maggioranza di governo. "È il secondo incontro, abbiamo apprezzato la disponibilità ad ascoltarci", prosegue Filippi: "C'è l'impegno da parte della presidente Lorefice e dei tecnici del ministero di risolvere il problema del tetto del salario accessorio imposto dalla legge Madia e bloccato al 2016". Al segretario della Fp Cgil Medici "è stato detto che nel 'decreto concretezza' ci sarà una norma per sbloccare questo tetto. Non abbiamo molto chiaro se questo ci consentirà di reintrodurre la Ria (retribuzione individuale di anzianità). Noi ci aspetteremmo di sì, ma prevediamo una dialettica con le Regioni che hanno usato questa voce per altri scopi e non per qualificare i professionisti". I sindacati, intanto, confermano lo sciopero del 23 perché "in ballo ci sono altre questioni: le assunzioni straordinarie, il finanziamento del Fondo sanitario e il tetto alle spese per il personale e lo sblocco delle assunzioni".

“Denunciamo lo smantellamento del Servizio sanitario nazionale e le diseguaglianze conseguenti, in atto da oltre dieci anni grazie ai precedenti governi, cui l’esecutivo in carica pare non volere porre rimedio”, scrive l’intersindacale medica (Fp Cgil medici, Cisl medici, Uil Fpl, Anaao Assomed, Cimo, Fvm, Fassid, Fesmed, Anpo-Ascoti-Fials medici) in un comunicato unitario. I sindacati segnalano “il peggioramento delle condizioni di lavoro nelle strutture sanitarie, che mette a rischio la sicurezza delle cure”, nonché l’assenza da dieci anni “del contratto di lavoro, con gravi danni organizzativi, economici e previdenziali”. L’intersindacale, infine, rileva pure “la mancanza delle assunzioni necessarie a far fronte all’esodo in corso” e “l’incertezza del futuro dei giovani lasciati fuori dalla formazione post laurea”.

Già da qualche settimana medici, veterinari e dirigenti sanitari sono in stato di agitazione, che consiste nel blocco degli straordinari, nell’astensione dalle attività non comprese nei compiti di istituto, nella richiesta da parte dei dirigenti di usufruire di tutti i giorni di ferie accumulate, nel pagamento di tutti i turni di guardia eccedenti l’orario contrattuale e nell’organizzazione di assemblee nei luoghi di lavoro. “Nel 2019 alla sanità arriveranno solo 1,14 miliardi e 4 miliardi e mezzo in tre anni”, riprende Andrea Filippi: “Questo non è nulla di più di quanto già previsto dalla precedente legge di bilancio del governo Gentiloni, e niente di comparabile a quanto serve“.

Il segretario nazionale della Fp Cgil Medici pone in evidenza la questione delle borse di specializzazione: “Ne sono previste solo 900 per quattro anni, per una spesa di 20 milioni euro l’anno, praticamente sono briciole. È noto, invece, che di borse di specializzazione, rispetto al fabbisogno su tutto il territorio nazionale, ne servirebbero almeno 2.500. Stiamo parlando di una cifra di 100 milioni, che sono indispensabili per evitare la desertificazione dei reparti. Di fatto si continua ad affogare la sanità e chi vi lavora”. Filippi, infine, sottolinea anche che “nulla c’è sul contratto dei medici scaduto da dieci anni e nulla c’è sulle assunzioni necessarie per garantire il ricambio generazionale dopo anni di blocco del turnover”.

(aggiornamento ore 14.58)