“È un piano sostanzialmente positivo. Per la prima volta, dopo una legislatura di centrodestra, viene proposta una vera politica industriale con ruolo propulsore del pubblico. Manca però un impegno per il sostegno al lavoro”. È questo in estrema sintesi il giudizio del segretario generale della Cgil Friuli Venezia Giulia, Franco Belci, al piano regionale varato nei giorni scorsi dalla Giunta giudata da Debora Serracchiani.

“La nuova legge - spiega il dirigente sindacale intervenuto a 'Italia Parla' su RadioArticolo1 (qui il podcast) - prevede incentivi alle industrie, la semplificazione burocratica per i consorzi industriali e uno sconto sull'Irap per le aziende che investono sul territorio o si trasferiscono qui, sempre nel rispetto delle regole europee. Quello che manca è l'intersezione tra il mondo della formazione e il mondo del lavoro”.

A questo proposto la Giunta dovrebbe predisporre a breve un disegno di legge sulla formazione professionale, “un intervento che aspettiamo da tempo”, sottolinea Belci. “Contestualmente, stiamo discutendo di un reddito di base integrato, usando strumenti di politiche attive e gli strumenti di welfare previsti dalle leggi regionali. Il nostro approccio è legato all'emergenza della crisi, mentre la Giunta pensava più al tema del welfare. Abbiamo un nostro progetto che illustreremo il 20 febbraio con Susanna Camusso a Udine”.

Un intervento tanto più necessario se pensiamo che in una regione del ricco Nord-Est la platea delle persone in stato di povertà o a rischio indigenza è di circa 100mila persone su 1 milione e 200mila abitanti. Le analisi secondo cui è in corso una timida ripresa, osserva Belci, “lasciano il tempo che trovano, assistiamo a continue fluttuazioni da tempo. Per questo secondo noi serve un dialogo tra imprenditori e sindacati che però oggi non c'è, perché la Confindustria regionale non ritiene di avere un confronto con Cgil, Cisl e Uil”.

Altro dato allarmante è che nel 20104 sono state oltre 32 milioni le ore autorizzate di cassa integrazione. “C'è un punto critico nei rapporti con la Regione che, pur essendo intervenuta in maniera incisiva, non è uscita dalla routine. Qui servono strumenti eccezionali e immediatamente operativi per sveltire i tempi della burocrazia. L'auspicio è che la presidente Serracchiani, che ha preso in mano la partita, riesca a velocizzare questo percorso”.

Il Friuli Venezia Giulia ha conosciuto, tra l'altro, due vertenze simbolo della crisi. Quella della Electrolux, “dove l'accordo è stato per noi una grande vittoria", precisa l'esponenta della Cgil. "Il prossimo step di verifica si porrà nel 2017 e vedremo cosa succederà. In questa partita, il vero tema da risolvere resta la delocalizzazione competitiva da un paese Ue all'altro e credo sarebbe stato meglio porlo durante la presidenza italiana del semestre europeo”. Quanto alle risorse per i contratti di solidarietà, poi, c'è incertezza: “Abbiamo posto la questione sulla disponibilità. Per ora siamo alle garanzie giunte per telefono da un funzionario a Roma, avremmo bisogno di qualcosa di più robusto”.

L'altro caso riguarda Ideal Standard. Qui la produzione andrà avanti grazie a un accordo che prevede il passaggio dell'azienda nelle mani di una cooperativa di operai. “L'esperienza ci insegna che quando un Gruppo ha la testa altrove, in questo caso negli Stati Uniti, è più difficile trovare una via d'uscita. Con le aziende che invece hanno radici sul territorio, una soluzione si riesce quasi sempre a trovare, ma bisogna ricordare che putroppo sono stati sacrificati circa 300 posti di lavoro”. (mm)